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VERBANIA – 13.04.2016 – È scoppiato in Svizzera,
con servizi radiofonici e televisivi, il “caso” dei vigili di Verbania. Se al di qua del confine si dice che la municipale svizzera è, a casa sua, oltremodo severa con gli stranieri, italiani in primis; ora si può dire tranquillamente il contrario. La prova viene appunto dalla polizia municipale di Verbania, che nei giorni scorsi ha fermato una coppia di cicloturisti elvetici di passaggio in città. I due, non più giovanissimi, circolavano in sella a una bicicletta a trazione elettrica, che può viaggiare sino a 45 km/h e che nella Confederazione viene immatricolata con la cosiddetta “targa gialla”. Il mezzo era in regola, i documenti in ordine, ma i cicloturisti indossavano un caschetto da ciclisti che, per il codice della strada italiano, non è omologato. Secondo le regole nazionali quella bicicletta è da considerarsi infatti un ciclomotore e, come tale, va condotto calzando un casco da motociclista. Da qui la multa e il sequestro delle due biciclette, caricate sul carro attrezzi e portate in deposito dove resteranno per 60 giorni.
La contestazione ha lasciato allibiti i cicloturisti elvetici, che credevano di essere nel giusto perché in Svizzera il caschetto è più che sufficiente. Quando se ne sono tornati a casa le loro proteste si sono fatte sentire, raggiungendo i media locali e andando oltre. Nel servizio andato in onda al telegiornale svizzero è stato raccontato il fatto e spiegate le norme. Nessuno può dar torto alla polizia municipale verbanese, peraltro intervistata, ma le lamentele oltreconfine sono per l’informazione: perché nessuno non spiega questa diversità di norme? Perché non ci sono opuscoli turistici o campagne informative?