BAVENO – 28.04.2016 – All’alba di stamane è scattata
in Piemonte e Lombardia un’operazione contro il terrorismo jihadista in Italia. Su richiesta della Procura di Milano – coordinata con la Procura nazionale antimafia e terrorismo – e con l’autorizzazione del gip sono stati eseguiti sei arresti che hanno interessato presunti aderenti o affiliati di un’associazione finalizzata al terrorismo internazionale. Tra questi c’è una donna residente a Baveno. Wafa Koraichi, 24 anni, di nazionalità marocchina, è sorella di Mohamed Koraichi, ritenuto elemento di spicco della cellula jihadista. Koraichi, destinatario di un analogo provvedimento insieme alla moglie Alice Brignoli, è irreperibile e gli inquirenti ritengono si trovi in Medio Oriente con la moglie a combattere per il Califfato.
Gli altri arrestati sono Abderrahim Moutaharrik, 24 anni, e la moglie 26enne Salma Bencharki. La coppia risiede a Lecco, dove lui è noto per essere un kickboxer, ma stando alle risultanze delle indagini era pronta a partire per la Siria insieme ai due figli piccoli di due e quattro anni. Al momento dell’arresto dei genitori, i bambini sono stati affidati ai nonni. Con loro in manette Abderrahmane Khacia, 33 anni, residente a Brunello in provincia di Varese, fratello di un foreign fighter il cui decesso è stato accertato dalle autorità in Siria.
La donna di Baveno è chiamata in causa per i contatti telefonici avuti con il fratello, che le avrebbe inviato anche alcune immagini dei nipoti inneggianti alla jihad (vedi foto). E dal fratello sarebbero partite all’indirizzo di altri arrestati le indicazioni per organizzare un attentato in Italia, come hanno spiegato oggi gli inquirenti nella conferenza stampa tenutasi a Milano.
Koraichi, che risiedeva a Bulciago di Lecco e che di mestiere faceva il saldatore, nove anni fa conobbe una ragazza italiana, diventata poi sua moglie (e nel frattempo convertita all’Islam). Dal loro matrimonio sono nati tre figli, di cui il maggiore oggi ha circa 8 anni. Da un anno e mezzo tutti e quattro sono spariti. La famiglia della donna ha sporto denuncia il fatto e nell’indagare i carabinieri del Ros hanno appurato il loro trasferimento nel Califfato.