VERBANIA – 07.05.2016 – Per qualche anno
il “caso” Verbania è stato alla ribalta nazionale. Nel bene e nel male. Nel bene quando, il 30 maggio 2005 il Consiglio comunale su proposta dell’assessore al Commercio Marino Barassi, approvò un innovativo regolamento che riduceva l’orario di accensione dei videopoker – stop dalle 15 alle 22 – e introduceva forti limitazioni. Un regolamento all’avanguardia stilato insieme alla prefettura e alle forze dell’ordine, indicato come esempio nel contrasto alle ludopatie e ai problemi sociali del gioco d’azzardo legalizzato.
Un regolamento che però il Tar del Piemonte bocciò in quella parte degli orari, accogliendo il ricorso di una ditta di Verbania che noleggiava gli apparecchi. I giudici si espressero nel 2011 dicendo, in sostanza, che quella del Comune era stata un’invasione di campo verso il privato, una limitazione dell’iniziativa imprenditoriale in mancanza di una legge nazionale che lo autorizzasse.
Nel male Verbania tornò di moda quando le fu chiesto dalla società – e da un’altra – un risarcimento complessivo di 1,4 milioni di euro per i mancati incassi dal 2008 (anno del ricorso al Tar) al 2011 (anno della sentenza).
Ieri sera il Tar Piemonte ha depositato la sentenza che respinge la richiesta risarcitoria, per due ragioni. La prima è tecnica e risiede nell’individuazione precisa dell’eventuale danno. La seconda, più “politica” riconosce il problema della ludopatia e il diritto di un comune a contrastarla, anche in presenza di una legge nazionale nel frattempo (2012) approvata.
Il “caso”, salvo ricorso al Consiglio di Stato, è finito e lascia spazio a alcune considerazioni. La più rilevante è sulle leggi e le procedure italiane: lunghe, laboriose, faragginose, che arrivano sempre e comunque tardi rispetto alle esigenze della collettività. La dipendenza da gioco è un problema molto più datato del 2012 ma mai s’è legiferato – ci sono anche rilevanti interessi economici, a iniziare da quelli dei monopoli – e quando lo si è fatto coinvolgendo le istituzioni (la prefettura seguì l’iter del regolamento) se ne sono incontrate altre che hanno affermato l’opposto.