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orrido anna cannobio
CANNOBIO – 18.05.2016 – Impetuoso e pericoloso,

maestoso e spettacolare, il torrente Cannobino all’Orrido di Sant’Anna è stato molto spesso, anche in anni recenti, teatro di tragedie. Ieri con la sua canoa ha trovato la morte Peter Wia, tedesco di 55 anni. Insieme a due amici stava scendendo il torrente con il kayak quando, in prossimità dell’Orrido, s’è ribaltato restando incastrato sotto una roccia. La salma, recuperata nella prima serata di ieri, si trova all’obitorio dell’ospedale “Castelli” di Pallanza a disposizione della magistratura.

La stessa sorte toccò, nel maggio del 1996, a un connazionale. Stephan Otto Dopke, 34 anni, di Hannover, che compiva lo stesso percorso insieme a altri tre amici e che fu tradito dal fiume in un tratto poco più a monte.

Nel settembre del 1998, dopo che le piogge avevano ingrossato il Cannobino, un residente vide affiorare nella corrente una pagaia seguita da un cadavere. Era il corpo di Wolkmar Beil, un altro appassionato di kayak.

Undici anni esatti fa, il 19 maggio del 2005, altri quattro canoisti tedeschi furono sorpresi dalle rapide del fiume e, dopo essere finiti in acqua, si misero al riparo sulle rocce attendendo il recupero con l’elicottero e il soccorso alpino.

Cesare Comeglio, geologo di 44 anni di Romagnano Sesia, era un esperto sub. Si immerse con un amico all’Orrido nel giugno del 2000 e non riemerse più, intrappolato tra le rocce.

Una scivolata dalle rocce prima di tuffarsi costò la vita, nel 1997, a Martin Peter Ouverkerk, turista olandese di 18 anni.

A Sant’Anna però è pericoloso anche avventurarsi sui sentieri, come racconta la storia di Simona Ceccacci, umbra che aveva trascorso un fine settimana sul Verbano per il matrimonio di un’amica. Il lunedì successivo – era il maggio del 2007 – fu colpita da un masso staccatosi dal terreno superiore precipitando nelle acque dell’Orrido, sfracellandosi sotto gli occhi del compagno. Questa stessa sorte quattro anni più tardi fu evitata da un’ottantenne tedesca miracolosamente trattenuta dai rovi.

Sempre nel 2007 rischiarono la vita i fratelli Bigotta, la cui casa ‘affaccia su quella stretta e profonda gola. Un grosso masso precipitò dalla montagna e, di notte, sfondò il tetto piombando nella stanza da letto provocando ingenti danni ma lasciando indenni i due occupanti.