VERBANIA – 18.05.2016 – Nessun accordo e tutti
in ordine sparso. È finita così, questa mattina al Tecnoparco, la seconda assemblea del Distretto turistico dei laghi convocata per l’elezione del nuovo consiglio di amministrazione. Troppe le tensioni interne, soprattutto tra i soci di capitale, cioè i sindaci e gli amministratori locali. Troppe le fibrillazioni del Pd, che pur non avendo rivalità di sorta, è frammentato tra i suoi esponenti. Per ottenere l’elezione era necessario centrare il doppio quorum dei soci di capitale e del numero dei soci. Il secondo, formato sostanzialmente dai privati, è stato raggiunto da quattro candidati sui cinque del cda. Il primo, affidato agli equilibri politici tra sindaci e politici, l’ha ottenuto una sola persona: Oreste Pastore, colui che – in teoria e nelle previsioni della vigilia – nel delicato puzzle delle nomine democratiche avrebbe dovuto essere messo da parte per favorire l’ascesa di Antonella Trapani, segretario provinciale del partito e candidata alla presidenza dalla Regione.
Per Pastore hanno votato 101 soci (il quorum era 63) per un capitale sociale di 57.151,70 euro (ne bastavano 39.999,95). Alle sue spalle, secondo, l’ex sindaco di Ornavasso e presidente uscente del Distretto Antonio Longo Dorni con 89 e 38.182,88. Quindi Trapani (78 e 36.515,91), il sindaco di Ameno Roberto Neri (67 e 32.940,59) e Renzo Norbiato primo cittadino di Oleggio Castello (60 e 29.662,34). A seguire il vicesindaco di Baveno Fabio Paracchini (36, 24.616,97), Francesco Gaiardelli (30, 7.540,25) e il rappresentante indicato da Verbania Roberto Patuelli (21, 8.921,02) e Giovanni Brigatti (15, 3.878,67). Sol briciole per gli altri candidati.
Dall’assemblea esce sconfitta una seconda volta Trapani e il progetto portato avanti per metterla alla guida del Distretto. Se i privati si sono quasi del tutto compattati sull’ipotesi di mettere tre nomi graditi al Pd e due di area centrodestra (Longo Dorni e Norbiato), i sindaci hanno battagliato sui loro tre candidati. Pastore ha dimostrato di godere di un ampio e trasversale consenso che lo pone, di fatto, come il più serio pretendente alla presidenza. I problemi sono sorti sul Verbano, dove Paracchini è stato indebolito dalla volontà di Verbania di non rinunciare a un suo rappresentante, anche se – numeri alla mano – Patuelli è stato scavalcato anche da Gaiardelli, che non godeva di appoggi istituzionali.
Per il nuovo cda si dovrà quindi ripartire da capo e reiniziare una trattativa che, con queste premesse, non può che passare da qualche passo indietro.