VERBANIA – 11.05.2015 – 157 firme non in regola, di cui 84 del tutto false. Documenti spostati o ricopiati, candidati spuntati dal nulla. C’è di tutto nell'inchiesta sulle elezioni comunali 2014 di Verbania, che coinvolge 12 liste su 14 e che va oltre la semplice “leggerezza” (comportamento largamente diffuso) di chi ha raccolto firme a destra e manca e le ha fatte autenticare a posteriori.
Per tutti il pm Nicola Mezzina, nel formulare i capi di imputazione, parla di un “disegno criminoso” ordito “in concorso” e portato a termine “con più azioni consecutive” allo scopo di formare o contribuire a formare “falsamente atti (…) destinati alle operazioni elettorali relative al Comune di Verbania”.
Tra le 9 persone che hanno ricevuto la notifica dell’avviso di chiusura indagini, coloro cioè che devono entro il 27 maggio cercare di provare la loro innocenza pena la richiesta di rinvio a giudizio, le posizioni tuttavia sono diverse. Per cinque, Luigi Songa, Marco Zacchera, Antonio Tambolla, Antonio Di Tullio e Marco Campanini, l’accusa è di essere coinvolte direttamente o indirettamente nelle firme false. Firme non riconosciute da chi è stato chiamato a testimoniare o che, addirittura, un consulente grafologo ha attribuito nello specifico ad alcuni di loro.
Per gli altri quattro, Diego Brignoli, Giuseppe Grieco, Giulio Lapidari e Silvia Magistrini, i “guai” stanno nell'autentica di firme comunque genuine, ma non prese in loro presenza.
Delle 14 liste ammesse a sostegno di 7 candidati sindaco, tutte passate al vaglio della sezione di pg dei carabinieri, due (Comunità.vb e Nuovo Centro Destra, a fianco di Marco Parachini) sono risultate in regola. Le dodici in cui la Procura ha riscontrato irregolarità sono: Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega Nord e Indipendenti (che appoggiavano Mirella Cristina); Pd, Verbania bene comune, con Silvia per Verbania e Sinistra Unite (Silvia Marchionini); CittadiniConVoi e Sinistra & Ambiente (Carlo Bava); Movimento 5 stelle (Roberto Campana); Movimento civico Insubria (Giorgio Restelli); LiberItalia (Stefano Gaggiotti).
Per capire in che cosa consista l’inchiesta è utile spiegare il meccanismo che sta dietro le elezioni, nella parte di presentazione delle candidature. Tra il 31° e il 30° giorno prima del voto, i presentatori delle liste che vogliono correre alle elezioni devono depositare alla Commissione elettorale numerosi documenti, tra cui il collegamento a un candidato sindaco, l’accettazione della candidatura dei singoli aspiranti consiglieri, e un certo numero (da 175 a 225, non meno, non più) di firme di elettori verbanesi. Se manca qualcosa si è fuori. Accettazioni e sottoscrizioni vanno firmate in originale di fronte e in presenza di un pubblico ufficiale, cioè un notaio, un cancelliere di tribunale, il segretario comunale, oppure un eletto, per esempio un consigliere/assessore comunale/provinciale. Di norma lo fanno per i partiti gli assessori e i consiglieri comunali, una cinquantina di persone in tutto. Nel 2014 non essendo in carica nessuno di questi perché Verbania era commissariata, ci si doveva organizzare con quei pochi assessori o consiglieri provinciali o con gli uffici comunali. Ma quasi tutti, questa volta, hanno scelto almeno una “scorciatoia”.