MONTEBELLUNA – 01.06.2016 – Le azioni di Veneto Banca
sono quasi carta straccia. A sancire nei numeri ciò che da mesi viene paventato dalle istituzioni e diffuso dai media, è lo stesso istituto di credito che annuncia i magri risultati del premarketing, anticipando che l’indispensabile aumento di capitale da un miliardo di euro si farà collocando sul mercato azioni che valgono da 10 a 50 centesimi. Due azioni per un caffè è una prospettiva devastante soprattutto per chi quelle azioni le possiede (e, in numerosi casi, non è riuscito a venderle perché la società non è quotata) e le ha acquistate a cifre che oscillano tra i 33 e i 40 euro. Il peso della svalutazione è percentualmente pesantissimo: tra 98 e 99%.
A questa situazione s’è arrivati dopo che il consorzio di garanzia per l’aumento di capitale guidato da Banca Imi ha chiuso le consultazioni con i potenziali grandi investitori interessanti a Veneto Banca raccogliendo risposte a dir poco modeste. Da qui la necessità di ipersvalutare le azioni per attrarre investitori e di azionare il paracadute del fondo Atlante, il veicolo privato-istituzionale ideato per salvare le banche in difficoltà di capitalizzazione e già impiegato per la popolare di Vicenza. Atlante per l’operazione ha posto la clausola che, a aumento finito, possieda il 50,01% della società. Tradotto in termini più semplici, Veneto Banca diventa di Atlante che la aggregherà a chi vorrà senza alcun ostacolo e senza il parere di tutti gli altri soci.
I passi della quotazione in Borsa e l’aumento di capitale di Veneto Banca sono così segnati. Dopo che Consob e Borsa Italia approveranno il prospetto informativo, si partirà l’8 giugno con una prima fase per le opzioni di acquisto di chi è già socio. Poi toccherà agli investitori istituzionali sino al termine di giugno. A quel punto entrerà in gioco Atlante e la partita sarà chiusa.