VERBANIA – 12.06.2016 – Doveva essere
“a ruota libera” e così è stato. Lo show inaugurale del Maggiore, affidato all’inedito poker d’attori Rocco Papaleo, Giovanni Veronesi, Sergio Rubini e Alessandro Haber (citati nell’ordine con cui sono saliti sul palco), è stato uno spettacolo fuori dagli schemi tra canzoni, monologhi, gag e ricordi di vita vissuta proposti in una scena via l’altra, non necessariamente legate da un filo conduttore se non quello della vita dell’attore.
Ha rotto il ghiaccio Papaleo, ma il trait-d’union, una sorta di presentatore-disturbatore dei colleghi, è stato Veronesi, sceneggiatore e regista prima che attore, ma anche mattatore con quella sua toscanità che ha pervaso la serata. Battute salaci, allusioni e prese in giro hanno visto i quattro protagonisti mettersi a nudo, mostrarsi nel loro vissuto e chiacchierare in un clima informale, senza abiti di scena, scenografie, tra una tirata di sigaretta e l’altra e in un linguaggio un po’ greve, come se si trovassero in un salotto o al tavolo d’una terrazza in riva al lago – come il Maggiore in effetti è.
“Gli attori mi stanno sul cazzo, naturalmente esclusi i presenti”, ha esordito Veronesi canzonando le debolezze degli attori di teatro “che in genere sono tromboni”, come Gabriele Lavia: “bravissimo, il migliore, ma che se non si inginocchia una volta ogni sera non gode”, ha spiegato caricando sui suoi modi eccessivamente scenici. Ma anche degli attori ci cinema che sono fragili come un cristallo. “Il famosissimo na-na-na-na (accorgimento scelto per non rivelarne l’identità, ndr) che doveva camminare dall’auto alla porta, senza far niente e dir nulla e che non ne era più capace perché troppo facile: gli ho reinsegnato a camminare”.
“Ho avuto un’esperienza tremenda con Mel Gibosn”, ha raccontato Rubini, che nel kolossal “La Passione” interpretava il ladrone buono crocifisso a fianco di Gesù. “Stavo ore sulla croce perché Mel voleva scene realistiche e per sostenermi avevo un sellino sottilissimo infilato nel…”.
Papaleo, che s’è esibito come cantante, non è sfuggito alla battuta aneddotica raccontando della sua “prima volta” in campeggio con una donna che s’era concessa a tutti gli amici. Papaleo che ha preso casa a Torino – “e io la prenderò a Verbania”, ha annunciato Haber – e che ha scherzato col “suo” governatore Chiamparino: “l’ho sentita parlare, è un politico strano: non s’è preso il merito di tutto”.
Sul fascino maschile di Rubini e Papaleo ha poi scherzato Veronesi. “La vita è una centrifuga: Sergio era un sex symbol coi pantaloni a zampa d’elefante e oggi non lo è più, Rocco era uno sfigato che adesso è diventato l’idolo delle milf”. Donne e sesso è l’argomento con cui tutti e tre hanno preso in giro Haber, il più “maturo” del quartetto. “Alessandro, racconta della tua esperienza omosessuale”, l’ha stuzzicato Veronesi, lasciando che l’amico raccontasse di un momento di intimità vissuto in un albergo con l’attore Giulio Brogi. “Per un attimo, quando siamo stati vicini, ho sentito un fortissimo legame con lui – ha detto Haber –. Eravamo un po’ brilli e gli ho confidato più tardi che se in quel momento m’avesse baciato, io l’avrei ricambiato. Alla sera, a cena, davanti a tutta la troupe prese la parola è disse, in veneto, ‘sapete che abbiamo un frocione inaspettato?’”.
Storie di attori, storie di amici raccontate in libertà e chiuse con una canzone di Francesco De Gregori – “che non è venuto perché non s’è messo d’accordo coi pescatori del lago…”, ha ironizzato il dissacrante Veronesi –, “La valigia dell’attore”, e con “Vieni via con me” di Paolo Conte.