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zac songa
VERBANIA – 13.05.2015 – Firme false di

elettori-sottoscrittori, ma anche di candidati. Il quadro che emerge dall’inchiesta sulla cosiddetta “firmopoli” verbanese (l'inchiesta sulle irregolarità alle elezioni comunali 2014) rivela, per il centrodestra (Forza Italia, Lega Nord-Indipendenti e Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, le tre liste a sostegno di Mirella Cristina), gravi irregolarità. Così almeno emerge dagli atti dell’accusa, dalla ricostruzione dei carabinieri della polizia giudiziaria e dalla perizia affidata a un tecnico grafologo. È quest’ultima che chiama in causa Marco Zacchera, Luigi Songa e Antonio Tambolla. La posizione di Songa è la più grave e si riassume in quasi due pagine e mezza di capo d’imputazione. In qualità di consigliere provinciale (quindi di pubblico ufficiale), Songa ha autenticato le sottoscrizioni degli elettori di Forza Italia, Lega Nord Indipendenti e Fratelli d’Italia – Alleanza nazionale. Tra queste, circa 600 in totale, 65 sono ritenute dagli inquirenti false: 21 di Forza Italia e 44 di Fratelli d’Italia – Alleanza nazionale, il partito di cui Songa è esponente. Ad apporle sarebbero stati, oltre a ignoti per i quali non è stato possibile risalire all’identità, lo stesso Songa (8 di Fdi-An), l’ex sindaco Zacchera (8 di Fdi-An), l’ex consigliere Pdl Tambolla (11 di Forza Italia), il candidato di Fdi-An Antonio Di Tullio (2 della stessa lista per cui si presentava). Per gli altri casi la pratica utilizzata – questa la contestazione dell’accusa – sarebbe stata la “trasposizione”. Diverse persone hanno infatti riferito di aver firmato per un’altra lista della coalizione (in genere Forza Italia, ma anche Lega Nord), trovandosi però, una volta convocate come testimoni in Procura, il proprio nome e “autografo” in Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale. Si ipotizza che, avendo necessità di raggiungere il giusto numero di firme (quelle richieste andavano da 175 a 225) e mancandone in Fdi mentre ve n’era sovrabbondanza nelle altre liste, si siano presi alcuni fogli originali e con firme regolari – poi scomparsi e, comunque, mai depositati – e si siano ricopiati i dati, con le firme, nella nuova destinazione. Questa operazione portata a termine utilizzando come modello l'originale, non permette tecnicamente di identificare dal tratto la mano che ha copiato.

Nel capo di imputazione di Zacchera si scrive però che “concorreva nel ‘trasporre’ o ‘far trasporre’ le sottoscrizioni (apocrife) di elettori…”. Ciò sarebbe avvenuto perché, dopo due passaggi di mano, i moduli originali erano stati consegnati a lui.

E si scrive anche che “concorreva alla falsa dichiarazione di accettazione di candidatura alla carica di consigliere comunale di (omissis, ndr), richiedendone personalmente a questi la sottoscrizione, poi risultata apocrifa – all’esito della consulenza tecnica grafologica – del documento”. Del resto il pm afferma, nell’introdurre i reati contestati, che l’ex sindaco “raccoglieva numerose firme di sottoscrittori (…) di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale risultate non genuine o, quando genuine, autenticate” in maniera irregolare.

Quella delle false candidature è, probabilmente, la parte più rilevante dell’accusa. Dei 31 candidati di Fratelli d’Italia, ben 9 non avrebbero mai firmato l’accettazione. Oltre alla donna che ha disconosciuto la sua firma, che il perito riconduce alla mano di Zacchera, c’è addirittura il caso di un uomo che, il giorno in cui si completa la pratica con la firma, si trovava all’estero. Singolare anche che Songa, consigliere provinciale del Vco, abbia autenticato una firma a Moncalieri, città in cui non aveva giurisdizione.

Detto di Tambolla e di Di Tullio, un’altra posizione delicata è quella dell’ex segretario del Carroccio Marco Campanini, che avrebbe autenticato 10 firme genuine (5 del Movimento 5 Stelle e 2 del Movimento civico Insubria) pur non essendo presente, ma anche 3 dell’Insubria che risultano apocrife.

Per quanto riguarda le liste e i partiti, le infrazioni più lievi sono della Lega Nord, cui vengono imputate solamente firme raccolte senza la presenza dell’autenticatore, ma tutte originali e non false. 

Nella foto, da sinistra: Marco Zacchera e Luigi Songa.