VERBANIA – 14.06.2016 – Tre anni e mezzo
e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. È questa la pena che il collegio di magistrati del tribunale di Verbania presieduto da Luigi Montefusco (giudici a latere Rosa Maria Fornelli e Raffaella Zappatini) ha comminato a Massimo Galdo, 52enne residente a Milano, ex dipendente di Posteitaliane. Era accusato di peculato perché, come portalettere “infedele”, aveva sottratto il 9 giugno del 2007 una raccomandata assicurata destinata a una donna di Arona – zona in cui effettuava il recapito – sottraendone poi la carta di credito e prelevando in più occasioni in sportelli bancomat del Milanese somme di denaro per una cifra di poco inferiore a 3.000 euro.
Il processo di primo grado, celebrato a nove anni dai fatti, ha visto la riqualificazione del capo d’imputazione inziale (evitando anche la prescrizione) in peculato, il reato cioè di chi sottrae alla Pubblica amministrazione o nella qualità di pubblico ufficiale. E tale era secondo il pubblico ministero Nicola Mezzina che ne ha chiesto la condanna.
Le indagini erano scattate dopo la denuncia della donna che aveva riscontrato ammanchi sul suo conto corrente dovuti a prelievi non da lei effettuati. I carabinieri della stazione di Arona avevano preso informazioni tra i dipendenti di Posteitaliane risalendo a un documento interno nel quale si attestava che la busta – una raccomandata assicurata – era stata affidata a Galdo. Per l’accusa è certa la circostanza che lui abbia avuto per le mani quella busta e l’abbia sottratta utilizzando il contenuto – la carta di credito, peraltro utilizzata per i prelievi in comuni limitrofi alla residenza del portalettere. La difesa ha insistito sulla presunzione di innocenza e sulla mancanza di prove ogni oltre ragionevole dubbio della colpevolezza del suo assistito, che ora non lavora più per l'azienda.