VERBANIA – 15.06.2016 – Gli imputati hanno proposto
una lettera riparatoria e una tavola rotonda, la parte offesa vuole qualcosa di più, il giudice invita tutti al buon senso. Nel processo per diffamazione che vede imputati i tre ex consiglieri comunali della lista “Insieme” Giovan Battista Vecchi, Piero Vallenzasca e Lucio Augusto Casaroli e come parte civile l’ex sindaco di Stresa Canio Di Milia, oggi è stato il giorno dei tentativi di conciliazione.
Il procedimento verte sui manifesti affissi dagli allora consiglieri di minoranza. Manifesti in cui, sulla variante urbanistica per un nuovo albergo sul lungolago di Stresa, la si definiva un “crimine architettonico” del “sindaco e della sua maggioranza”, “piegati servilmente all’interesse economico di un solo ricco cittadino”.
Di Milia, ritenendosi diffamato, ha sporto querela. I tre ex consiglieri sostengono di non aver mai voluto offendere la persona, ma criticare l’esponente politico. E questo hanno scritto nella lettera che l’ex primo cittadino ritiene insufficiente perché sarebbe un chiarimento e non scuse ufficiali.
Per la seconda volta prima di aprire il dibattimento il giudice Luigi Montefusco ha chiesto se le parti in causa avessero trovato un’intesa. Ne è nato un vivace scambio di opinioni. Vecchi s’è detto disposto a devolvere 5.000 euro in beneficenza se Di Milia aggiunge la stessa cifra. Casaroli ha invece alluso ai pronunciamenti della Soprintendenza sul progetto (al momento bloccato) che gli darebbero ragione, mentre Vallenzasca ha aperto alla pubblicazione della lettera su un sito internet o su un organo di stampa locale. Per Di Milia, disponibile a rinunciare al risarcimento e alle spese legali, sarebbe sufficiente lo stesso mezzo di allora, un manifesto.
Il giudice ha rinviato l’udienza al 5 ottobre concedendo alle parti tutta l’estate per trovarsi e scrivere un testo condiviso. In caso contrario si andrà al dibattimento.