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VERBANIA - 05-04-2024 -- Classe 1997, clarinettista di professione, Riccardo Broggini è un giovane musicista che suona nell’orchestra Cherubini di Riccardo Muti.

Nato a Verbania, cresce immerso nella musica: la mamma professoressa di flauto traverso diplomata al conservatorio e il papà era stato organista della Chiesa di Madonna di Campagna di Pallanza, purtroppo venuto a mancare nel 2019.

Come hai iniziato con la musica?
“Ho iniziato con le percussioni insieme a mio fratello Davide. Poi sono approdato al clarinetto grazie alla banda quando ero in quarta elementare. L’ho provato e mi è semplicemente piaciuto. Non c’è stato nessun colpo di fulmine. E da lì ho iniziato.”

Che ruolo ha avuto la musica nella tua vita?
“Il mio rapporto con la musica c’è sempre stato, ma non subito con lo scopo di costruirci sopra una carriera, rendendolo un lavoro. Pensa – racconta sorridendo - che dopo le scuole medie mi volevo iscrivere all’alberghiero volendo fare cucina”

E poi cosa è successo?
“In quell’anno nasceva il liceo musicale al Gobetti di Omegna. Spinto anche dagli amici, mi iscrissi lì nella classe di clarinetto.”

Cosa ti ha spinto a continuare i tuoi studi con il conservatorio?
“Devo dire grazie al liceo e al mio insegnante Gabriele Oglina, un professore che mi ha sempre stimolato e fatto appassionare seriamente allo strumento. Dopo sono andato a studiare al conservatorio di Lugano per conseguire la laurea triennale e un master di due anni."

Broggini ha suonato in diverse orchestre: l’Orchestra giovanile dell’Unione Europea, il Teatro Sociale di Como, l’Orchestra Calamani del Teatro Mancinelli di Orvieto, l'Alpen Symphonie Orchester di Rovereto e l’orchestra Vivaldi di Sondrio. Attualmente è parte dell’organico dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, nella quale è entrato dopo aver sostenuto un concorso arrivando tra i primi cinque su novanta ragazzi.

Orchestra Cherubini del grande Riccardo Muti, direttore di fama internazionale. Come ti trovi?
“Sto facendo molta esperienza. È un’orchestra di ottimo livello. Devo dire che dopo quasi tre anni che suono qui sento proprio di aver maturato un nuovo modo di lavorare e di stare con altre persone cercando di creare musica."

Cosa ti ha colpito del Maestro Muti?
“L'energia, la passione che trasmette e la costante ricerca della perfezione. È un tutt’uno con la musica.
Lui ha una visione “sacrale” del teatro. Tutto deve  essere impeccabile: l’entrata sul palco, la postura sulla sedia, l’esecuzione. Ogni cosa. E quando è soddisfatto del concerto e ti dice “bravo”, son soddisfazioni.”

Il concerto più recente?
“È stato in occasione dell’80º anniversario dell’Eccidio nazifascista delle Fosse Ardeatine nella Sala Santa Cecilia del Parco della Musica di Roma. C’erano anche alcuni elementi della Banda dei Carabinieri, tutti entusiasti di suonare insieme a noi”.

Prossimi eventi?
“A giugno andremo al Musikverein a Vienna, una delle sale più importanti al mondo. Quando ti arriva una convocazione del genere con la direzione di Muti ti si aprono gli occhi dalla gioia.”

Come funziona la preparazione di un concerto alla Cherubini?
“Facciamo circa cinque giorni di prova e poi un’ultima generale appena prima del concerto. Più o meno funziona così per una produzione sinfonica. Per quanto riguarda l’Opera, invece, le produzioni si allungano perché bisogna sincronizzare cantanti, palcoscenico e orchestra. Le partiture da studiare le riceviamo un mesetto prima.”

C’è un’esperienza che più ti è rimasta nel cuore?
“Sicuramente il Requiem di Verdi con Muti nel 2022 dove ero primo clarinetto. L’abbiamo eseguito al Teatro Alighieri di Ravenna e poi anche al Bologna Festival dove c’erano oltre 2.500 persone. Suonare Verdi con Muti è sempre emozionante."

Com’è il lavoro di musicista?
“Il lavoro di musicista è molto figo perché si viaggia tanto. Soprattutto in questi ultimi tre anni sto girando molto l’Italia. L’anno scorso [con la Cherubini n.d.r.] siamo stati in Oman e quest’estate andremo in vari posti d'Europa. Per i concerti de “Le vie dell’amicizia” –  spettacoli che Muti organizza in città con situazioni delicate – siamo stati in Giordania e a Lourdes, e quest’estate andremo a Lampedusa.”

Sei contento di dove sei arrivato fin qui?
“Sì, sono contento. Ho scoperto l’Opera, che mi sta appassionando molto. Non so cosa ci sarà nel mio futuro, però mi vedrei bene nell’ambito del teatro."

Se non avessi fatto il musicista..
“… avrei fatto il cuoco. Il mio sogno da ragazzino era aprirmi un ristorante di cucina italiana a New York”.

Cosa ti auguri per il futuro?
“Dal punto di vista professionale mi auguro di poter riuscire a lavorare per orchestre importanti. Dal punto di vista relazionale, invece, vorrei ampliare la mia cerchia di conoscenze per avere la possibilità di lavorare con musicisti internazionali.” (hb)