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OSSOLA- 05-052024-- Il laveggio o pietra ollare, cioè sasso per ricavare “olle” (recipienti per contenere il burro fuso, l’olio di noci e la carne salata), è una roccia serpentinosa di colore verde, facile da lavorare e resistente al fuoco e agli agenti atmosferici; solo l’umidità e il gelo la possono sfarinare in superficie. Per queste sue caratteristiche era impiegata per produrre recipienti da fuoco per la cottura dei cibi, paioli per la lavorazione del latte, vasi e olle, truogoli per i maiali, ma anche i “fornetti”, le grandi stufe di pietra per scaldare le case di montagna, e i “molinetti” per macinare la pirite aurifera.

Salendo sullo spartiacque che porta al Pizzo Ragno, in Val Vigezzo, si vede ul Castéll, un affioramento di serpentino che porta impresse le emisfere tondeggianti dell’estrazione della laugera o pietra ollare (leuzerie nel dialetto vigezzino).

Oltre alle pendici del Pizzo Ragno, i ciapùgn, gli abbozzi delle pentole rimasti sui massi di serpentino, sono visibili sulla strada della Val Loana, poco prima di Fondighebi. La pietra ollare ebbe una notevole importanza nell’economia tradizionale deivillaggi alpini.

La sua estrazione e lavorazione ebbe larga diffusione come attività artigianale all’interno di un sistema economico alquanto chiuso. Colonne, capitelli e sculture in pietra ollare ornano un po’ tutte le chiese della zona.

Le tecniche estrattive vedevano lo scavo dei blocchi che, dopo essere stati sbozzati, venivano staccati con l’uso di cunei di legno duro (generalmente frassino, maggiociondolo o faggio).

Il blocco veniva quindi trasportato in paese a spalla, con l’uso di apposite cadole (càule in dialetto), oppure su slitte. Il blocco veniva lavorato a mano o con il tornio idraulico per ottenere recipienti dello spessore di uno o due centimetri. Le pentole e i vasi venivano quindi cerchiati con lamine di rame o ferro. Oggi la lavorazione della laugera fin dall’antichità è documenta nel museo del Parco Nazionale Val Grande, ospitato nel palazzo pretorio di Malesco in Valle Vigezzo, nell’“Ecomuseo ed leuzerie e di scherpelit” e nel “Museo di Valmaggia” a Cevio in Canton Ticino (CH).

Da Lepontica di maggio di Paolo Crosa Lenz