PIEMONTE- 12-05-2024-- Il 12 e 13 maggio 1974 si svolse in Italia il primo referendum abrogativo della sua storia repubblicana. Oggetto del referendum fu la legge sul divorzio che era entrata in vigore da poco più di tre anni (Legge 898/1970). Il referendum fu fortemente voluto dalla Democrazia Cristiana di Amintore Fanfani auspicando che vi fosse una maggioranza di voti favorevoli alla abrogazione.
Si recarono alle urne l’87,72% degli elettori e prevalsero i NO con il 59,26%. La legge sul divorzio, dunque, rimase in vigore.
Storicamente, dall’Unità di Italia, ci sono voluti quasi cento anni per approvare una legge che permettesse il divorzio e soltanto la quattordicesima proposta di legge è stata approvata.
In sintesi, indichiamo il nome del proponente e l’anno: Morelli 1878, Morelli 1880, Villa 1881, Zanardelli 1883, Villa 1892, Berenini e Borciani 1901, Zanardelli 1902, Comandini 1914, Marangoni e Lazzari 1920, Latini 1946, Sansone 1954, Sansone 1958, Fortuna 1965, Fortuna e Baslini 1968.
In quasi cento anni di proposte di legge che per vari motivi il Parlamento italiano non ha mai approvato fino al 1970, c’è una storia di costume, di tradizione, di morale e di religione di questo paese. Di fatto, la Chiesa cattolica giuridicamente aveva una prevalenza sullo scioglimento del matrimonio: solo essa, per i motivi previsti dal suo codice canonico, decideva se un matrimonio doveva essere sciolto e la Corte d’Appello si limitava a prendere atto della decisione dei tribunali ecclesiastici senza alcun controllo di merito. In Italia, prima della legge 898/1970, tolti i casi di nullità del matrimonio previsti dal codice civile, l’unico modo per divorziare era la morte di uno dei coniugi.
Eppure esistevano i divorzi di fatto. La società civile ammetteva quello che la legge non permetteva: coniugi che si allontanavano dalla famiglia per formare un’altra famiglia con altre persone, con la nascita di bambini che però non erano giuridicamente tutelati perché nati fuori dal matrimonio.
La mancanza di una legge sul divorzio prima del 1970 ha creato anche casi giuridici paradossali e incredibili.
Fu eclatante il caso di un cittadino italiano che in Bulgaria sposò una donna bulgara. Divorziò subito dopo, perché in Bulgaria si poteva, e sposò un’altra donna bulgara con la quale ebbe due figli. Anche la prima moglie si risposò ed ebbe dei figli. Dopo qualche anno quell’italiano volle tornare in Italia con la sua famiglia, ma gli fu vietata la trascrizione del secondo matrimonio perché in Italia non era ammesso il divorzio, con la conseguenza che, per lo Stato italiano, quel cittadino era padre dei figli che la prima moglie aveva avuto con un altro uomo e i suoi figli effettivi nati nel secondo matrimonio furono considerati figli illegittimi.
Sembra siano passati anni-luce, ma si tratta solo di qualche decennio…
Cinquanta anni fa gli italiani vollero confermare una legge di civiltà, quella sul divorzio, con una partecipazione al voto che rimane ancora, storicamente, la più alta della storia repubblicana.