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VERBANIA – 21.06.2016 – L’oggetto del contendere

era una commessa non interamente pagata e contestata. Tra Antonino Magazzù, montatore di mobili d’origine siciliana ma con un’attività a Genova, e il mobilificio Moretti di Trobaso, era in atto un contenzioso. L’azienda verbanese aveva fornito mobili e arredi a un cliente di Sankt Moritz, in Svizzera, nel 2012 e il montatore s’era occupato di assemblarli e completare il contratto. L’affare non era andato del tutto a buon fine perché c’erano stati ritardi e contestazioni che s’erano ripercossi sul mobilificio e, a catena, sull’artigiano. Magazzù avanzava del denaro e aveva sollecitato il saldo. Un giorno, il 5 ottobre 2012, in azienda si presentarono tre persone che, mostrando un foglio sul quale era riportato un credito di 88.000 euro, chiesero con insistenza che la somma fosse liquidata a Magazzù. Lo fecero – così ha denunciato la titolare dell’attività – con tono minaccioso, facendo riferimenti e allusioni al fatto che sapessero dove vivevano e che avevano figli. Per questa ragione l’artigiano ligure è a processo a Verbania con l’accusa di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Nell’udienza tenutasi ieri ha parlato la titolare del mobilificio, raccontando di quel giorno e delle tre persone, una sulla quarantina con accento meridionale, una più giovane che sembrava originaria dell’est Europa e uno che indossava un casco. Il processo è stato aggiornato al 28 ottobre.