VERBANIA - 10-06-2024 -- Vince l’astensione. Spesso si usa -probabilmente a sproposito- questa frase fatta per descrivere un’elezione nella quale è significativo il numero di coloro che non sono andati a votare, scegliendo di non esercitare un proprio diritto, né di esprimersi. Anche questa è una libertà, ma il tema non è il senso civico, o l’etica dell’astensione, quanto il dato numerico crudo.
Ad urne chiuse, ieri, questo dato è balzato subito all’occhio, in tutta la provincia ma in particolare a Verbania, dove si accavallano tre elezioni (Europee, Regionali, Comunali) e, vista l’importanza tangibile dell’incarico da assegnare -in primis il governo della città in cui si vive- c’è da attendersi una maggiore partecipazione.
Ieri sera alle 23, al termine di una giornata e mezzo di urne aperte, il dato dell’affluenza verbanese è stato sorprendete. Si sono recati al seggio in 15.246 su 26.753 aventi diritto, vale a dire il 56,99%. È il peggior dato di sempre nel capoluogo, che segna un netto arretramento anche solo rispetto a cinque anni fa, quando i votanti furono il 64,13%. Il calo del 7,14% è più alto dell’1,2% segnato tra il 2014 e il 2019 ma, se lo si legge raffrontando i dati attuali con l’affluenza del 2004 e del 2009, ci si rende conto che in vent’anni è stato disperso un capitale elettorale del 15,86%. Una persona ogni sei ritiene di non andare a votare e la tendenza, comune a molte democrazie avanzate, è in costante aumento, vicino alla soglia psicologica del 50%, quella oltre la quale più della metà della popolazione lascerà che le scelte le compia l’altra parte, a quel punto minoranza.