MONTEBELLUNA – 26.06.2016 – L’aumento di capitale
di Veneto Banca è andato a vuoto. Del miliardo di euro (soglia di ricapitalizzazione indispensabile per il futuro dell’istituto di credito) necessario ne è stata raccolta una minima parte: sono stati firmati contratti di acquisto per 22,2 milioni, il 2,2% del totale. Un risultato modestissimo, per certi versi anche annunciato vista la “mazzata” della svalutazione, le difficoltà del settore bancario italiano e le incertezze dei mercati. Senza l’apporto dei soci e con la scontata decisione di Piazza Affari di rifiutare la quotazione in Borsa, entra in gioco il fondo Atlante, la ciambella che ha già salvato la Banca popolare di Vicenza ma che toglie del tutto dal gioco la volontà degli azionisti. Azionisti che, oltre a essersi trovati in mano un pugno di mosche, non hanno più voce in capitolo nel futuro dell’istituto. Che ne sarà di Veneto Banca, con chi dovrà fondersi o aggregarsi sarà deciso dai vertici di Atlante, con buona pace dei piccoli-medi azionisti che rivendicano la territorialità della banca o dei sindacati che premono per il minimo impatto del piano industriale sugli sportelli e sugli occupati.