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Beura Partigiani 8 copia

BEURA CARDEZZA - 27-6-2024 -- Il monumento nasce nel 2000 ma la storia comincia esattamente 80 anni fa. 

I martiri di Beura

Il 27 giugno 1944, alla fine del grande rastrellamento antipartigiano che vide come teatro

la Val Grande e le convalli dell’Ossola, sulla strada tra Beura e Cosasca i nazifascisti

fucilarono nove persone (sette partigiani del battaglione "Valdossola", un gappista di

Intra e Teresa Binda, mamma del giovane partigiano Gianni Saffaglio che aveva seguito

in Val Grande ed era poi stata catturata a Suna). Fu uno dei molti eccidi che segnarono

tragicamente nel VCO quei giorni di fuoco e d’orrore.

Terminata la guerra a ricordo di quell’ evento, la popolazione di Beura Cardezza, su

proposta dell'allora sindaco Pietro Mancini aveva costruito nel 1946 un piccolo piazzale a

lato di quella strada provinciale Cosasca - Beura ponendovi un cippo celebrativo. In quel

tratto la via attraversa in rettilineo una zona piana tra il piede della montagna e la più

vasta campagna verso i meandri del fiume Toce.

Il cippo si trovava al centro della piazzola erbata di forma quadra. Era formato da una

lapide composta da una lastra verticale di granito culminante con una croce ed avente

incisi i nomi dei partigiani: Binda Teresa (Suna), Aini Guerrino (Parma), Badella Cesare

(Montaldo), Femminis Francesco (Crana in Val Vigezzo), Macchi Luigi (Sacconago),

Mapelli Ortello (Teramo), Lamperti Pierino (Castano), Passerini Bruno (Roma), Sacchi

Luigi (Suno). Sopra i nomi la scritta “I figli di Caino Nazifascisti il 27 giugno 1944 qui

fucilarono“ ed al piede “Beura Italiana e libera con fiero amore ne ricorda lo strazio”.

La sua posizione centrale nella piazzola, pur alta come una persona, era tale che

percorrendo in auto il tratto di strada in velocità, non la si notasse che all’ultimo

momento in quanto parallela alla strada stessa.

Un nuovo monumento

Nel 1999 Paolo Bologna, presidente dell’ANPI Domodossola, e Angelo Omar Bargiga,

sindaco di Beura Cardezza, pensarono di rinnovare la memoria legata a quel luogo

riqualificando il monumento. Fui scelto io viste le competenze gnomoniche note a Paolo

Bologna e redassi così un progetto alquanto semantico.

Si iniziò con lo spostamento della stele dal centro verso lo spigolo nord-est della

piazzola, la riproduzione delle scritte incise ed una pulitura della stessa. Sui lati afferenti

lo spigolo interessato dalla stele, fu messa a dimora una siepe quale quinta di verde

prevedendo che l’altezza di questa non la superasse per evidenziarne la presenza e

l’importanza. La stele venne così posta perché era storicamente provato che proprio il

prato ubicato a nord est della piazzola, distante circa una trentina di metri, era stato il

teatro del tragico epilogo oggetto di ricordo. Quindi chi si fosse posto di fronte alla lapide

per leggere i nomi dei caduti traguardando dritto oltre la pietra, avrebbe potuto vedere

anche il luogo fisico dell’esecuzione. Sui rimanenti lati liberi, quello verso la strada e

l’altro verso Beura, si sono infissi nove cippi metallici cilindrici tagliati in sommità a

“bocca di flauto”. Nove cippi come nove furono i martiri. Per identificare meglio

l’accesso e rappresentare una sorta di elevazione seriale di questa stilizzata recinzione, i

paletti, uniti da una catenella, hanno altezza crescente dallo spigolo di accesso alla

piazzola verso i lati con la siepe.

La meridiana

Davanti alla stele sono state posate a filo del terreno quattro grandi lastre in serizzo

opportunamente orientate. Un ulteriore contributo semantico al monumento in quanto

pensate come meridiana (o più correttamente orologio solare) legata però al luogo ed

all'essenza dell'evento. Essa fornisce con la presenza del sole diverse informazioni: la

data del 27 giugno, l'ora delle 10,30 e la direzione del luogo fisico dell'eccidio. Ma la

posizione “fisica” della piazzola e il suo l'orientamento non avrebbe consentito la

realizzazione di una meridiana orizzontale classica (ad ore francesi), in quanto l'idea era

di utilizzare la linea oraria delle 10.30 per indicare il luogo dell'eccidio.

Allora pensai ad una meridiana babilonica, un orologio solare in cui le ore iniziano a

contarsi dal sorgere del sole e non dalla mezzanotte. Un tipo di quadrante solare che era

in uso millenni fa in medio oriente e poco diffuso in Europa. L'indicazione delle 10,30

babiloniche è data da una freccia diretta verso la stele, ma l'ora delle 10,30 del nostro

orologio comune (detta a tempo medio civile) che differisce di 6 ore dalla prima, è incisa

in una delle quattro lastre con una curva a forma di 8 (lemniscata). Per questo tale linea

oraria risulta “tagliata” sulla linea (Est - Ovest).

Infine quale calendario perenne ogni 27 giugno una linea curva è percorsa per tutta la

durata del soleggiamento del quadrante. Tutte queste informazioni vengono fornite

dall'ombra di uno gnomone “a vela” anch'esso in pietra. La punta indica la data e l'ora

civile, l'ombra dell'intera “costola” letta secondo il lato inclinato dà invece l'ora

babilonica. Anche la cromia delle linee incise ha un tocco semantico: quelle delle 10,30

in rosso (sangue) e quelle ortogonali formate dalla congiunzione delle quattro lastre di

serizzo in azzurro (colore identificativo di alcuni reparti partigiani). Quando l'ombra

dello gnomone (linea Nord - Sud) diventa sottile come lo spessore della lastra che lo

compone, si ha l'indicazione del mezzogiorno solare vero. In pratica la vera ora

meridiana, cioè il momento in cui il sole è più alto nel cielo (in qualunque giorno

dell'anno). Un istante che differisce però dal mezzogiorno del nostro comune orologio di

un lasso di tempo notevole; per esempio il 27 giugno, quando al sole sul monumento di

Beura saranno le XII, il nostro orologio indicherà le ore 13, 29 minuti e 50 secondi. Ciò

anche a causa dell'ora legale o estiva, non in uso nel 1944. La realizzazione cromatica e

l’incisione delle linee furono opera di Gianpiero Pirinoli, scalpellino e pittore, originario

di Cosasca per parte materna stabilitosi a Malesco.

Questa originale meridiana, unica nel VCO e nel novarese, presenta il motto: “Ore

dall'alba” e “ultima latet” - l'ultima (alba/ora) uccide - quale estremo monito al fatto

accaduto in quel lontano giorno. L'ubicazione della piazzola ai piedi dei monti che

cingono ad ovest il Parco Nazionale della Valgrande, fa sì che durante l'inverno la

meridiana resti in ombra per molte ore.

E' un esempio seppur piccolo di quanto con granu salis si possa far “parlare anche le

pietre colpite dal sole”, fondendo astronomia, matematica e soprattutto il sentimento,

perché il tutto concorra al ricordo di quanto accaduto alle 10.30 di quella piovosa mattina

di martedì 27 giugno 1944.

L’inaugurazione e il ricordo di Teresa Binda

Il nuovo monumento fu inaugurato il 2 luglio 2000 alla presenza del prefetto del VCO

Maria Fiorella Scandura, rappresentanti ANPI, di cittadinanze e autorità locali. Il corteo

dei partecipanti, dopo i saluti iniziali del sindaco davanti al Municipio di Beura, si diresse

verso il monumento preceduto dal civico corpo musicale di Domodossola (un chilometro

esatto separa la piazzola dal Municipio). Oratore ufficiale fu Aldo Aniasi (Iso), già

sindaco di Milano e storico comandante partigiano. Il parroco don Gaudenzio Martini

benedì la stele riposizionata e la nuova meridiana chi scrive illustrò la  motivazione e

la realizzazione dell’opera, compreso il funzionamento della meridiana. In anni successivi

questo monumento è stato al centro di manifestazioni in quanto dal 2008 è tappa di un

itinerario storico partigiano attraverso la Val Grande intitolato alla memoria di Teresa

Binda, inaugurato dal sindaco Stefano Brocca. Lo stesso anno alla memoria di questa

eroica madre il presidente Napolitano conferì nelle mani del figlio Gianni Saffaglio, la

Medaglia d'Oro al Merito Civile. Da allora in prossimità della piazzola è stata posta una

bacheca informativa. Gianni Saffaglio è scomparso il 4 gennaio 2017 di quest’anno a 92 anni.

Gim Bonzani

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