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29-7-2024 -- Nonostante la celeberrima sentenza 242/2019 della Corte costituzionale, il Parlamento ancora non ha approvato alcuna legge che possa regolare il suicidio assistito.
Con la ulteriore sentenza 135/2024 del 18 luglio 2024, la Corte costituzionale ha ulteriormente precisato quali debbano essere i requisiti per accedere al suicidio assistito in situazioni particolari.
I requisiti sono essenzialmente quattro: 1) irreversibilità della patologia; 2) presenza di sofferenze fisiche o psicologiche, che il paziente reputa intollerabili; 3) dipendenza del paziente da trattamenti di sostegno vitale; 4) capacità del paziente di prendere decisioni libere e consapevoli. Tali requisiti devono essere accertati dal servizio sanitario nazionale previo parere del comitato etico territorialmente competente.
Rispetto alla sentenza 242/2019, la sentenza 135/2024 precisa meglio cosa si intende per dipendenza dal sostegno vitale. Secondo la Corte costituzionale, ogni paziente ha un diritto costituzionale di rifiutare qualsiasi trattamento medico non imposto per legge, anche se necessario per la sopravvivenza. La nozione di sostegno vitale deve essere interpretata dal servizio sanitario nazionale e dai giudici comuni nel senso che è diritto fondamentale del paziente rifiutare ogni trattamento sanitario praticato sul proprio corpo, indipendentemente dal suo grado di complessità tecnica e di invasività. La nozione include quindi anche procedure, ed ecco l’importante novità, quali, ad esempio, l’evacuazione manuale, l’inserimento di cateteri o l’aspirazione del muco dalle vie bronchiali, normalmente compiute da personale sanitario, ma che possono essere apprese anche da familiari o caregivers che assistono il paziente, sempre che la loro interruzione determini prevedibilmente la morte del paziente in un breve lasso di tempo. Quindi si allarga la nozione di ‘sostegno vitale’ che prima era intesa solo come collegamento a macchine. Ora sostegno vitale è anche l’azione di chi, familiare o dipendente sanitario o caregiver, si adopera manualmente per assistere il paziente senza l’intervento di macchine.
Cambiano quindi, e si ampliano, le possibilità per il paziente di richiedere il suicidio assistito. Dal momento che anche in questa situazione il paziente può legittimamente rifiutare il trattamento, egli si trova già nelle condizioni indicate dalla sentenza n. 242 del 2019 e può decidere di porre fine alla propria vita.
Gli effetti della nuova sentenza 135/2024 sono stati immediati. Già venerdì 26 luglio, dopo che la AUSL Toscana Nord Ovest aveva dato parere negativo, adesso ha dato parere positivo al suicidio assistito per una donna di 54 anni affetta da sclerosi multipla. La Commissione medica della azienda sanitaria ora aspetta di conoscere le modalità di esecuzione e il medico scelto dalla donna, in modo da assicurare il rispetto della dignità della persona.
Un altro passo avanti verso una civiltà giuridica che spesso manca nel nostro ordinamento.
Avv. Carlo Crapanzano