MONTEBELLUNA – 07.07.2016 – È durata due mesi
la presidenza di Stefano Ambrosini in Veneto Banca. Il 6 maggio, in un’infuocata assemblea, la lista degli outsider sostenuta dai piccoli azionisti era stata premiata con un numero di voti superiore a quella del presidente uscente Pierluigi Bolla. E così l’avvocato piemontese, docente universitario e esperto d’economia, era finito al timone dell’istituto di credito che veleggiava nella tempesta dei conti ballerini e nell’incertezza dell’aumento di capitale da un miliardo. Proprio quest’ultimo ha decretato la fine della brevissima era Ambrosini. Il mercato non ha scommesso sul futuro di Montebelluna e solo il 2,2% dell’aumento è stato sottoscritto, facendo scattare la ciambella di salvataggio del fondo Atlante, che s’è preso a prezzi di saldo (le azioni sono crollate da quasi 40 euro a pochi centesimi, mandando in fumo nel solo Vco 290 milioni di risparmi) quasi tutto il pacchetto azionario.
Con una nuova proprietà era obbligatorio un ricambio. Ricambio che avverrà l’8 agosto nell’assemblea straordinaria convocata alle 11,30 a Volpago del Montello, in provincia di Treviso. Due i punti all’ordine del giorno: presa d’atto delle dimissioni dei consiglieri di amministrazione; nomina del nuovo cda previa determinazione della durata, fissazione in 11 del numero dei suoi componenti e del relativo compenso. Il cda resta in carica sino a quella data ma, nell’immediato, “alla luce dell’attuale situazione del settore bancario – si legge in una nota ufficiale dell’istituto – e dell’opportunità di una conduzione aziendale pienamente unitaria”, viene promosso amministratore delegato Cristiano Carrus, già direttore generale e membro del cda. A lui vanno “tutti i poteri tranne quelli non delegabili per legge o per statuto”.