VERBANIA - 18-10-2024 -- Sei mesi con la sospensione condizionale della pena subordinata al risarcimento di 2.500 euro alla parte offesa. È stata condannata la farmacista del basso Verbano accusata di lesioni personali aggravate dall’uso di una sostanza venefica. Il giudice l’ha ritenuta responsabile del fatto accaduto nel parcheggio esterno alla sua attività il 24 agosto del 2020. In quegli stalli a ridosso della farmacia aveva posteggiato, lasciando il finestrino parzialmente aperto per fare entrare un po’ d’aria in un pomeriggio afoso d’estate, un uomo residente fuori provincia. Uno sconosciuto per la dottoressa, accusata di aver sversato – forse perché occupava gli stalli che riteneva riservati alla sua attività, ma il movente non è stato chiarito con l’istruttoria – sul sedile una qualche sostanza urticante che, a contatto con la pelle, provocò nell’uomo un’ustione di primo grado, che al Dea valutarono avere una prognosi di cinque giorni, e nella figlia minore un senso di nausea.
L’imputata ha negato quel gesto, spiegando di non avere in negozio prodotti capaci di provocare quegli effetti (non è stato possibile identificare la sostanza sversata), ha contestato gli orari delle telecamere che l’hanno immortalata vicino alla vettura e ha fornito una versione alternativa per spiegare come mai fosse uscita dal negozio nel parcheggio: per consegnare un barattolo dimenticato al mattino da una cliente di cui non ha saputo fornire il nome e che non è stata rintracciata.
Tesi, queste, non ritenute evidentemente credibili dal giudice Beatrice Alesci, che l’ha condannata, disponendo un risarcimento inferiore a quello chiesto dalla parte offesa, che domandava 25.000 euro, di cui 15.000 provvisionali.