VERBANIA - 29-10-2024 -- Il giudice l’ha ritenuta in buona fede, riconoscendo che quella denuncia di smarrimento presentata ai carabinieri fosse, sì, falsa, ma nata a seguito di incomprensioni, pasticci burocratici e sbadataggine. I guai di una cinquantenne di origine peruviana residente in provincia cominciano nel 2022, quando la Polstrada la ferma al volante della sua auto (una Opel Corsa) in sospetta ebbrezza alcolica. Non riesce a soffiare nel macchinario e, alticcia, viene denunciata, con pene accessorie la sospensione provvisoria della patente e il sequestro della vettura. Supera l’ostacolo penale con i lavori di pubblica utilità in Croce Verde, riottiene la patente e pensa che anche l’automobile sia di nuovo nella sua disponibilità. In realtà il libretto, sequestrato, l’ha in mano la Polstrada. La donna, pensando di dover sottoporre il veicolo alla revisione biennale (in verità lo sarebbe stato l’anno avanti), lo cerca ovunque, invano. Il meccanico le dice che senza libretto la revisione non si può fare e, così, la straniera si reca dai carabinieri per denunciarne lo smarrimento e avere un duplicato. I militari le suggeriscono di cercare ancora, lei torna a casa ma, l’indomani, è di nuovo in stazione per presentare quella denuncia. E, quindi, per dichiarare il falso all’autorità dal momento che il libretto è sotto sequestro, come facilmente rileva la Motorizzazione, cui viene chiesto il duplicato.
Mandata a giudizio dalla Procura, la donna, difesa dall’avvocato Alessandro Corletto, ha sostenuto che si fosse trattato di un errore, di una dimenticanza (il libretto sequestrato la notte dell’ebbrezza al volante) in buona fede, tanto che altrimenti non sarebbe andata a chiedere per due volte in meno di un giorno ai carabinieri, che avrebbero potuto agevolmente scoprirla. Una tesi, questa, accolta dal giudice che l’ha prosciolta.