VERBANIA - 09-11-2024 -- Hanno distratto i soldi del teatro di Novara per pagare le spese promozionali di un privato per la stagione estiva di Verbania. Dopo la condanna di primo grado per peculato e falso, anche la Corte d’Appello ha confermato la penale responsabilità di Renata Rapetti e di Silviana Sateriale, rispettivamente ex direttrice artistica e responsabile amministrative del “Coccia” che, nel 2016, diressero la stagione di lancio del teatro Maggiore di Verbania. Lo fecero nell’ambito di un accordo politico tra Novara (sindaco Andrea Ballaré) e Verbania (Silvia Marchionini) che portò alla stesura di una convenzione tra il capoluogo del Vco e la fondazione del teatro Coccia. Quest’ultima avrebbe fornito la direzione artistica e altri servizi in cambio di un corrispettivo economico. Fu così che Rapetti, poi confermata fino a pochi mesi fa, quando s’è dimessa, iniziò a lavorare al cartellone invernale. Quello estivo, che comprendeva i concerti di Anastacia e Ornella Vanoni, venne assegnato, dopo bando, a una società di eventi di Milano, che s’era impegnata a sostenerne i costi per trattenersi il ricavo, con un rischio di impresa a proprio carico. Solo in un periodo successivo la presidente del “Coccia”, l’ex magistrato Carmen Manfredda, spulciando nei conti del teatro, scoprì che la Fondazione aveva pagato per circa 29.000 euro, le spese di promozione della stagione verbanese, alla società privata. Questo fatto, denunciato alla Procura insieme ad altri, ha portato le due a giudizio per peculato. Le contestazioni di falso, invece, si riferiscono alle domande dei cosiddetti art bonus, i rimborsi ottenuti dal ministero in proporzione alle donazioni ricevute dal teatro per le quali – secondo l’ipotesi accusatoria – direttrice artistica e direttrice amministrative falsificarono le domande.
In primo grado, a Novara, Rapetti è stata condannata a 3 anni e 3 mesi, Sateriale a 3 anni. La Corte d’Appello ha confermato ieri la sentenza, riducendo le pene, rispettivamente a 3 anni, un mese e 24 giorni e a 2 anni. La difesa ha sempre sostenuto che la Fondazione Coccia non è un ente pubblico e che, quindi, il reato contestato non sarebbe peculato. Una tesi che sarà riproposta in Cassazione e che pesa non poco su questa vicenda nata a Verbania otto anni fa perché, se il reato contestato fosse diverso (truffa o appropriazione indebita), sarebbe certamente prescritto.