DOMODOSSOLA - 11-11-2024 -- In occasione dei 70 anni del Soccorso Alpino, lo scrittore-alpinista e giornalista Paolo Crosa Lenz, ci racconta di due straordinarie figure che hanno permesso alla X Delegazione Valdossola di nascere e crescere. Sono i primi due delegati, uomini di montagna, ma soprattutto uomini di carattere e di cultura: Paolo Bologna (foto a sinistra) e il prete partigiano Pietro Silvestri (foto a destra).
Paolo Bologna: il primo delegato della Xa “Valdossola”
Il nome di Paolo Bologna, per noi vecchi alpinisti, è legato alla sua dimensione pubblica forse meno conosciuta, ma non meno rilevante. E’ bene ricordare, tra altri valori, di mettere in luce due ruoli avuti da lui nell’evoluzione della comunità alpinistica ossolana (e non solo!): la fusione della SEO con il CAI e quindi la nascita della gloriosa SEO-CAI Domodossola e la costruzione del Soccorso Alpino.
Profondo uomo di montagna che frequentò sempre in molte dimensioni, Paolo Bologna non fu un grande alpinista, ma fu sempre un dirigente (politico, sociale, culturale). Sono quegli uomini che sanno pensare in grande e guardare avanti, ma anche accollarsi il fardello di gestire a volte piccoli rapporti individuali oppure fastidiosi carichi burocratici. Uomini consapevoli di ciò che fanno e di dove porta una strada a volte solitaria. Lo fanno per sé, ma soprattutto per gli altri.
Il CAI chiamò Paolo Bologna al gravoso compito di organizzare le stazioni operative della Xa Delegazione “Valdossola” (ognuna avrà in dotazione una corda di canapa e un sacco per i cadaveri). Con un faticoso compito organizzativo, in un anno Paolo Bologna impianta otto stazioni di valle (Ornavasso, Macugnaga, Antrona, Bognanco, Domodossola, Varzo, Alpe Devero e Formazza).
Ad aiutare Bologna a Domodossola fu Stefano Cenko Zani, alpinista di prestigio e guida alpina, che nel 1956 lasciò il ruolo di capostazione a Chiaffredo Dino Del Custode. Dopo cinque anni (1955 – 1960) Paolo Bologna lasciò la guida della Delegazione a don Pietro Silvestri. Il vecchio partigiano e
Pietro Silvestri, un prete di montagna al servizio del Soccorso Alpino
Don Pietro Silvestri (1931 – 1992) era originario di Borgomanero e fu ordinato sacerdote nel 1955; il 23 ottobre dello stesso anno è nominato parroco di Monteossolano carica che manterrà ininterrottamente per trentasei anni. La montagna come una vocazione e una condanna. A quei tempi il piccolo borgo si raggiungeva solo a piedi, un posto fuori dal mondo ma forse il più bello per chi amava la natura. Don Pietro oltre ad essere alpinista diventò “portatore”, cioè il primo passo per il brevetto di Guida Alpina. Un percorso analogo a quello di don Sisto Bighiani, altro prete mandato “in castigo” sui monti. “Alpinista al contrario” esplorò tutte le grotte, conosciute e sconosciute dell’Ossola e diede vita al gruppo “Speleo CAI Domo”, il primo e unico gruppo speleologico ossolano nella seconda metà del Novecento. Don Pietro si interessò di ghiacciai, neve e valanghe, istituì l’Istituto Studi Alpino Italiano (ISAI), fu vice direttore del Servizio Valanghe Italiano, promosse la creazione di un giardino alpino in quota nella zona del lago Kastel (benemerita proposta che attende ancora oggi atto di realizzazione), dove negli anni ’60 portò alla luce un reperto di Pinus Cembra risalente a 6500 anni fa.
Per don Pietro fu inevitabile entrare nel Soccorso Alpino e anche qui fu un amore a prima vista, ma lungo, consolidato e tenace. Dapprima volontario nella stazione di Domodossola, poi nel 1960 assunse il ruolo di Delegato della Xa “Valdossola”, incarico che mantenne per ben ventidue anni. Fu un periodo intenso, con scarse attrezzature, materiali da rinnovare, volontari da formare, interventi seri e difficili; il
tutto condito dalla cronica mancanza di fondi a cui il “prete montanaro” seppe sempre sopperire con il buon senso dei saggi. Il Soccorso Alpino ricorda il suo esempio con memoria grata e orgogliosa.
Paolo Crosa Lenz