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Quinto corso nazionale Macugnaga

BOGNANCO - 14-11-2024 -- "Solidarietà alpina e sull’evoluzione degli interventi in montagna
Uomini, tecniche e organizzazione" è il filo rosso lungo il quale si dipana il convegno che domenica 17 novembre a Bognanco celebra i settant’anni di Soccorso Alpino in Val d’Ossola.

Nel 1954 il congresso nazionale del CAI tenutosi a Domodossola deliberò l’istituzione di un Corpo di Soccorso Alpino in Italia. Sono passati 70 anni di grandi cambiamenti e oggi il Soccorso Alpino costituisce un asse portante del sistema di protezione civile in Italia.

UN PO' DI STORIA

Nel settembre 1954 a Bognanco, il CAI SEO Domodossola organizza il 66° congresso nazionale del Club Alpino Italiano. Il congresso espresse la necessità di creare una moderna struttura di Soccorso Alpino in Italia. L’Italia fu divisa in 10 zone primarie di cui una nell’allora provincia di Novara: la Xa “Valdossola”. Primo responsabile fu Paolo Bologna. In una lettera alla sede centrale scriveva: “Riconfermo che ho urgente bisogno di materiale di soccorso per attrezzare Macugnaga e Devero. Qui fioccano incidenti come neve.” Il suo ruolo fu poi ricoperto da don Pietro Silvestri e quindi da Sergio Rossi.

Il 1955 fu il “battesimo del fuoco” per la Xa “Valdossola”: sei incidenti mortali con l’impiego di 90 uomini: tra essi le complesse ricerche di un alpinista scomparso sulla Cresta Signal e mai ritrovato; il recupero sulla Weissmies del domese Enrico Paola.
Nel 1961 al rifugio “Zamboni – Zappa” fu organizzata una grande esercitazione denominata “Ossola 4000”; una decina di anni dopo, sempre ai piedi del Monte Rosa, fu ospitato il 5° Corso Nazionale per tecnici di Soccorso Alpino.

I primi tentativi di addestramento di cani per la ricerca in valanga risalgono agli anni ’30 del secolo scorso ad opera di soccorritori svizzeri, ma si dovette attendere il dopo guerra per delle vere e proprie efficaci strutture. Sin dal 1965 anche il soccorso alpino italiano si dotò di una propria Scuola di cui Sergio Rossi fu uno dei primi istruttori nazionali. I corsi annuali si tengono in diverse località alpine ed anche in Ossola furono e sono ospitati dei corsi come a San Domenico di Varzo e Riale in valle Formazza.
L’unità cinofila è l’indissolubile coppia uomo-cane che prima di poter operare deve addestrarsi costantemente per almeno un paio di anni, e superare l’esame finale alla presenza di un funzionario del Dipartimento della Protezione civile.

Prima dell’avvento degli apparecchi ARTVA (Apparecchio Ricerca Travolti Valanga) attorno agli anni ’80, la ricerca in valanga era affidata esclusivamente alle Unità cinofile e alla tecnica del sondaggio. La sopravvivenza di un travolto decresce in modo esponenziale con il passare del tempo e già dopo 20 minuti si sono perse l’80% delle probabilità; importante quindi poter raggiungere il luogo dell’evento il prima possibile. In questo contesto sin dai primi momenti in cui è stato possibile l’uso dell’elicottero si sono tenute esercitazioni per familiarizzare con questo mezzo molto evoluto ma assai complicato da gestire.

La storia degli elicotteri è una storia nata per scopi militari ad appannaggi dapprima delle Forze Armate. All’interno dell’Aeronautica Militare furono create le squadre SAR (Search And Rescue) di cui una a Linate che spesso volò sui cieli ossolani, dove operavano in caso di necessità anche altri mezzi dello Stato quali quelli dell’Esercito Italiano e della Guardia di Finanza. Vennero poi ditte private commerciali che dettero anche loro il proprio supporto alle operazioni di soccorso.

Un particolare contributo venne dato dagli elicotteri svizzeri di Air Zermatt provenienti dal Vallese e Rega del Ticino che spesso operavano quando le condizioni meteo in Italia non consentivano il decollo dei mezzi presenti in zona.

Prima dell’impiego dell’elicottero con l’uso del verricello, in grado di operare su qualsiasi tipo di terreno impervio, gli interventi di soccorso per recuperare infortunati durante scalate su pareti rocciose richiedevano complesse operazioni che necessitavano di molti uomini e l’impiego di apposite attrezzature (cavi di acciaio come verricelli manuali, barelle “Mariner”, sacchi “Graminger”).

La continua evoluzione sia delle metodologie di intervento che delle attrezzature tecniche, abbinate al costante impegno di formazione e aggiornamento degli operatori di Soccorso Alpino, permettono oggi di operare con tempestività e sempre più efficacia in su ogni tipo di terreno operativo. Le vecchie attrezzature “pesanti” sono oggi sostituite da moderne tecniche “leggere” che prevedono barelle facilmente trasportabili e l’uso di corde e moschettoni di pratica alpinistica. Ne è un esempio il trasporto di infortunato con il sistema “lecchese”.

Nel 1955 Il Soccorso Alpino “Valdossola” contava sette stazioni territoriali: Baceno, Bognanco, Domodossola, Formazza, Macugnaga, Ornavasso e Villadossola.
Dopo il periodo “eroico” e pionieristico, subentrò il consolidamento organizzativo con l’incremento di volontari sempre più formati. Furono istituite le stazioni di Vigezzo, Omegna e Valgrande che permisero un più capillare presidio dei monti. In cielo iniziarono a comparire gli elicotteri, dapprima quelli militari poi quelli esteri, i privati ed infine il fondamentale contributo delle basi di elisoccorso del Sistema Sanitario della Regione Piemonte.

Il trasporto di un infortunato, quando non è possibile l’uso dell’elicottero soprattutto per condizioni meteo avverse, è sempre una fase molto delicata; in questo contesto generalmente è più facile scendere una parete che risalirla ed in tale senso si sono affinate tecniche che utilizzano materiali molto semplice (corde, chiodi, moschettoni, ecc.) propri del mondo alpinistico e quindi facili da trasportare. Negli ultimi tempi si sono sempre più diffusi gli incidenti non propri degli scenari alpini, ma legati alla pratica escursionistica, come boschi, pendii ripidi, canaloni ed altro che hanno richiesto l’adattamento di operazioni in uso sulle pareti rocciose.

Il salto di qualità con l’uso dell’elicottero sulle montagne dell’Ossola risale all’agosto del 1988 quando la Regione Piemonte dette vita ad un servizio di elisoccorso che contava su quattro basi che coprivano tutto il territorio regionale. L’equipe di volo era ed è composta da pilota, tecnico di volo, medico rianimatore e infermiere professionale, tecnico del Soccorso Alpino e unità cinofila per il periodo interessato dagli eventi valanghivi.
Il servizio era attivo dall’alba al tramonto, ma negli ultimi anni con l’avvento di nuove tecnologie, l’elicottero opera anche di notte. Ciò impone un’intensa attività di formazione e addestramento poiché gli scenari in cui opera l’equipe di volo sono sempre più difficili e articolati.

Il cuore grande del Soccorso Alpino rimangono i volontari: donne e uomini, non professionisti in quanto offrono il loro impegno gratuitamente sottraendo tempo a famiglia e lavoro, ma in possesso di un’alta professionalità tecnica acquisita in momenti formativi, di continuo aggiornamento e verificata in costanti
esercitazioni. Oggi il Soccorso Alpino è parte del sistema di protezione civile, capace di intervenire, con i suoi uomini specializzati e le sue dotazioni tecniche, non solo in montagna ma in tutte le situazioni di
calamità naturali che si verificano in Italia e all’estero. Unica gratificazione: l’orgoglio di avere assolto con onore ad un antico imperativo di solidarietà alpina.

 

IL CONVEGNO

Il prossimo 17 novembre (Bognanco, ore 10,30) si terrà un convegno istituzionale durante il quale verranno ricordati e percorsi 70 anni di impegno per la montagna e di inesausto volontariato per la sicurezza di chi la vive e la pratica.

Programma (ore 10,30 – 13,00)

Modera Arianna Parsi - giornalista

Saluti delle Autorità
Enrico Rizzi: “La solidarietà tra gli uomini di montagna nella storia delle Alpi”;
Giulio Frangioni: “Bognanco 1954: il Club Alpino Italiano e la nascita del Soccorso Alpino in Italia”;
Paolo Crosa Lenz: “Paolo Bologna, l’uomo che ha organizzato la Xa Delegazione “Valdossola”;
Carlo Bologna “Mi ricordo mio padre”
Rosario Mosello: “Don Pietro Silvestri: uomo di scienza e di Soccorso Alpino”;
Matteo Gasparini (Delegato Xa “Valdossola): “La Xa Delegazione “Valdossola oggi e domani”;
Luca Giaj Arcota (Presidente Soccorso Alpino Piemonte): “Considerazioni finali”;
Conclusioni.