VERBANIA - 19-11-2024 -- “Nessuno degli imputati, per il comportamento processuale, merita la concessione delle attenuanti generiche”. Ha scelto la linea dura, con richieste di condanne molto pesanti, il sostituto procuratore di Verbania Sveva De Liguoro che, davanti al collegio presieduto dal giudice Gianni Macchioni, oggi ha tenuto la requisitoria del processo nato nel 2017 a seguito di un’indagine su una serie di finti incidenti con frodi assicurative avvenuti a Omegna.
L’evoluzione dell’operazione Cash for Crash della Polstrada di Verbania ha portato ad approfondire i rapporti tra i rivenditori d’auto locali intercettati pe le truffe dei sinistri stradali e un gruppo di persone che gestiva un traffico di vetture rubate e riciclate. Per l’accusa si tratta di una vera e propria associazione a delinquere che aveva come figura di spicco il macedone residente in Friuli Goran Ivanovski. Dalle sue mani sono passate le sei vetture – cinque Range Rover e una Toyota C-Hr – incriminate, mezzi rubati in svariate regioni d’Italia che venivano sottoposte a un procedimento tecnico e burocratico che ridava loro una “verginità”. Oltre ad alterarne il chilometraggio, attraverso la modifica della centralina e la falsificazione dei documenti che ne attestavano l’importazione dall’estero (dalla Spagna o dall’Austria) riuscivano a reimmatricolarle al Pra italiano, in modo che fossero poi vendute con un lauto profitto.
Il pm De Liguoro ha ripercorso le lunghe fasi dell’indagine, soffermandosi sulle intercettazioni telefoniche e sugli scambi di messaggi che ritiene provino i delitti che, avvolti nel vincolo della continuazione e in concorso tra i cinque imputati, domanda siano puniti con più di 25 anni complessivi di carcere.
Sei anni, due mesi e 10.000 euro di multa è la pena chiesta per Ivanowski, di poco superiore ai 6 anni e 9.000 euro di multa per l’ossolano Luciano Carusi, autoriparatore che l’accusa considera facente parte del gruppo, come i siciliani Carmelo Conte (5 anni, 6 mesi e 7.000 euro di multa) e Giovanni Belfiore (5 anni, 9 mesi e 8.000 euro di multa), il calabrese Giovanni Garofalo (2 anni e 2 mesi con 1.000 euro di multa dopo la riqualificazione dell’accusa di ricettazione per mancanza di prove e il riconoscimento del non doversi procedere per un capo di imputazione di falso ormai prescritto).
Il Tribunale ha fissato a febbraio l’udienza per le arringhe delle difese e per la lettura del dispositivo della sentenza. I fatti sono molto datati e il rischio concreto che si prescrivano in Appello è molto alto.