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VERBANIA - 01-12-2024 -- I prestiti concessi per l’acquisto di azioni sono nulli. È questo l’orientamento giuridico che si sta facendo strada negli ultimi tempi rispetto all’annosa vicenda del crac delle popolari venete. Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca nel giugno del 2017 vennero messe in liquidazione coatta amministrativa, il loro capitale sociale azzerato e le attività creditizie in bonis cedute al simbolico prezzo di un euro a Intesa Sanpaolo. Fu l’inizio dell’odissea di chi, in quegli istituti del territorio in cui credeva e ai quali aveva affidato il proprio denaro, ha visto andare in fumo miliardi di euro di risparmi. Una parte di quelle somme erano state investite per le cosiddette “baciate”, operazioni per le quali il cliente che chiedeva un prestito alle due banche riceveva il denaro richiesto ma anche un surplus – da restituire a rate – per l’acquisto di azioni di Veneto Banca o popolare di Vicenza, la cui necessità allora era di ricapitalizzare.

Le “baciate” hanno pesato per migliaia di contribuenti, alcuni dei quali hanno avviato cause legali. Nelle ultime settimane ne sono andate a segno due, entrambe contro la popolare di Vicenza. Il Tribunale di Grosseto in primo grado e la Corte d’Appello di Venezia in secondo hanno stabilito che i prestiti concessi per la sottoscrizione di azioni sono nulli. Per la gran parte dei soci-risparmiatori la notizia è ininfluente, ma per chi sta ancora rimborsando i prestiti è l’occasione di liberarsi dal debito. La Corte d’Appello di Venezia trattava il caso di un’azionista che aveva avuto 220.000 euro per comprare azioni della popolare di Vicenza e liberandolo dalla restituzione del rimanente, a decorrere dal 2017, da quando cioè l’istituto di credito è stato posto in liquidazione coatta amministrativa.