TRONTANO - 11-12-2024 -- «Mi piacerebbe che ognuno di voi questa sera andasse a casa non tanto con il racconto di quello che vivo e che, sono sicurissima, tutti voi potete vivere lì dove siete, ma che andasse a casa con un cuore più grande. Lo scopo di AVSI è proprio questo: far crescere le persone». Stefania Famlonga ha introdotto così la conversazione con una cinquantina di amiche e amici, l’altra sera nel salone parrocchiale di Cosasca. Originaria di Cantù, è responsabile della Fondazione Sembrar, (“Seminare”), che opera in Ecuador, nelle baraccopoli, in stretta collaborazione con l’italiana AVSI, Associazione Volontari del Servizio Internazionale. È nel Paese sudamericano da una ventina d’anni; in questi giorni è in Italia per la “Campagna Tende” di AVSI, un programma di sensibilizzazione, informazione e raccolta fondi che nella nostra zona culminerà domenica 15 dicembre con un banchetto nel centro storico di Domodossola, all’interno dei mercatini natalizi. A Cosasca è approdata grazie all’amicizia con una famiglia locale. Tra pochi giorni tornerà in quella che ormai considera casa sua, ma della quale conosce molto bene i problemi: «L’Ecuador è uno dei Paesi più violenti del mondo, – ha spiegato - con 500.000 profughi dal Venezuela e la crisi energetica dovuta alla siccità. Da 2 mesi e mezzo siamo senza elettricità per 8 - 10 ore al giorno.» Le favelas in cui opera “Sembrar” sono agglomerati anche di 100 mila persone, senza strade , senza fognature, costruite su pendii franosi, in preda alla violenza delle bande criminali legate al narcotraffico. «Negli ultimi tre mesi nel nostro quartiere una ventina di persone è stata uccisa per strada - ha aggiunto - Con me lavorano 22 persone del posto. Per la maggior parte sono ex beneficiari della nostra associazione; hanno ricevuto i nostri aiuti, si sono coinvolte e ora aiutano altri. Questa è proprio l’idea di essere generati e quindi generare.» Si tratta di persone con situazioni difficili. «La cosa bella, per cui io sono ancora lì - dice Famlonga - è proprio questo esser dentro la realtà di quel luogo.» La Fondazione “Sembrar” opera grazie a 900 sostegni a distanza di minorenni curati da AVSI ed è profondamente radicata nel territorio e nella società. Descrivendo i suoi programmi d’azione Famlonga racconta la storia di Alexander, un ragazzo di strada da lei incontrato all’età di 13 anni: guardava il vuoto davanti a un burrone. «Mi hanno colpito i suoi occhi smarriti, gli ho chiesto a cosa stesse pensando; mi ha risposto che non pensava a niente! - racconta Famlonga. «Lo abbiamo accolto e aiutato, con lui è iniziato il nostro lavoro fra i giovani. Ha potuto stidiare; grazie ai sostegno a distanza dall’Italia ha potuto studiare nella “università dei ricchi”, a Quito.» Ora Alexander è il coordinatore generale dell’associazione, “il mio capo”, dice Famlonga: una volta, raccontandole dei suoi studi universitari, le ha detto che lui era felice a differenza dei suoi compagni, che non affrontavano i sacrifici come lui, ma che non erano altrettanto felici. Lungo e articolato è stato il racconto della missionaria lombarda: ha parlato del pericolo rappresentato dalle bande di narcotrafficanti, che diventa sempre più reale anche all’interno del loro ambiente; ha parlato di bambine assistite da “Sembrar” che, facendo i Centri estivi, hanno scoperto le proprie capacità educative ed ora sono educatrici delle altre bambine. «Per i più piccoli noi facciamo una cosa che lì nessun altro fa; insegniamo alle mamme a fare le mamme. Ragazze sole, molto spesso senza mariti e quindi c’era proprio bisogno di istruirle ma soprattutto c’era bisogno di accompagnarle; sono persone che che hanno pochissima coscienza del loro valore quindi hanno totalmente bisogno di essere accompagnate per riscoprirlo. Io sono andata lì 20 anni fa con la presunzione da Europea di sapere di cosa questa gente ha bisogno; gestivo anche soldi e questo fa sì che uno si senta “superiore”; avevo l’impeto di gratitudine di dare ad altri quello che avevo ricevuto; in questi 20 anni però ho dovuto cambiare idea, perché è molto di più quello che ho ricevuto che quello che ho dato» Al termine della serata, di cui presentiamo qualche immagine, abbiamo realizzato una breve videointervista a Stefania Famlonga.
Mauro Zuccari