CANNOBIO – Dopo quattro anni alla guida dell’Ordine dei medici-chirurghi e odontoiatri del VCO, il dottor Antonio Lillo lascia. A scadenza mandato, a fine anno, tornerà solo ad occuparsi – come ha sempre fatto – dei suoi pazienti, nell’ambulatorio di Trarego o in quel Centro medico di Cannobio che se è nato e cresciuto sino a diventare il modello di ciò che ogni “casa della salute” dovrebbe essere, lo si deve anche a lui. Soprattutto a lui. Il dottor Lillo è arrivato alla guida dell’Ordine in un momento cruciale. La pandemia di Covid, che oggi abbiamo quasi dimenticato, al suo apparire era una grande, mortale sconosciuta. Ai medici di base il compito di affrontarla praticamente “a mani nude” per dirla con le sue stesse parole di un’intervista di qualche tempo fa.
Ecco lo spartiacque: l’esistenza di una sanità prima del Covid, ed una dopo. La sanità di oggi. Con più criticità e meno mezzi, carenze di medici e personale sanitario che rischiano di diventare endemiche, una sanità territoriale che (escludendo Cannobio) fatica a nascere e un territorio ancora più diviso tra ospedale nuovo sì ed ospedale nuovo no. Come medico, come presidente dell’Ordine, il dottor Lillo non ha mai nascosto le sue posizioni, in una visione che ci obbliga a guardare al domani: “Perché non sarà una passeggiata ma possiamo farcela”. Si potrebbe sintetizzare così il pensiero espresso nell’intervista che segue, dove Antonio Lillo mette in luce non solo i risultati ottenuti durante il mandato alla presidenza dell’Ordine, ma anche la sua visione della sanità locale. Parole incisive che spronano alla riflessione e alla responsabilità, offrendo una direzione concreta e propositiva per le sfide che attendono la comunità medica e il territorio.
Il 31 dicembre segnerà la conclusione del suo mandato. Quali sono le sue sensazioni?
È un momento di profonda riflessione e bilancio. Dopo anni di impegno e responsabilità, lascio la guida dell’Ordine con un sentimento di gratitudine, ma anche con la consapevolezza di aver affrontato sfide straordinarie. Il mio primo pensiero va a tutti i colleghi che hanno condiviso con me questo percorso e ai cittadini che si affidano quotidianamente alla nostra professionalità. Sono orgoglioso di ciò che è stato fatto, ma so che molto resta da fare. Lascio il testimone al dott. Maurizio Borzumati con fiducia: sono certo che saprà guidare l’Ordine con dedizione e visione, affrontando con coraggio e competenza le criticità che ancora gravano sul nostro sistema sanitario.
Nel suo quadriennio la bufera Covid
Il mio mandato è stato inevitabilmente segnato dalla pandemia di Covid-19, una crisi senza precedenti che ha stravolto la nostra professione e la società nel suo complesso. Abbiamo affrontato un’emergenza che ha richiesto sacrifici straordinari: medici e operatori sanitari hanno dimostrato una dedizione e una resilienza esemplari, sacrificando tempo, energie e, in troppi casi, anche la vita stessa. Come Ordine, ci siamo fatti carico di supportare la categoria e di mantenere un dialogo costante con le istituzioni per garantire risposte concrete. È stato un banco di prova drammatico, ma che ha anche mostrato quanto la nostra comunità medica sia unita e indispensabile.
Oggi la sensazione dei cittadini che si rivolgono al servizio sanitario è quella di vivere in un’emergenza perenne. Dalle liste d’attesa secolari alla carenza dei medici di base, ma evitiamoci l’elenco. I medici, in sintesi, cosa chiedono?
Credo proprio che una delle sfide più rilevanti sia stata ed è quella di rivendicare con forza un sistema sanitario più efficiente e vicino ai bisogni dei cittadini. Il 20 novembre, durante la mobilitazione nazionale a tutela del Servizio Sanitario Nazionale, abbiamo ribadito con determinazione la necessità di riorganizzare l’assistenza sanitaria nella nostra provincia, con un accurato appello a tutti i rappresentanti della politica sia nazionale, sia regionale sia provinciale sia comunale. Non possiamo più permetterci un sistema frammentato e insufficiente: serve un ospedale unico, centrale e di eccellenza, come proposto da Mariella Enoc. Parallelamente, è essenziale integrare il ruolo dei servizi territoriali e dell’emergenza-urgenza, superando le inefficienze e mettendo il paziente al centro della progettualità. Questa non è solo una battaglia sanitaria, ma anche politica e sociale: la salute deve tornare ad essere una priorità concreta.
In questo contesto, quale ruolo può giocare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)?
Il PNRR rappresenta un’occasione storica e irripetibile. La sua realizzazione può segnare la svolta definitiva verso una sanità più moderna, integrata ed equa. Le tre Case della Comunità principali (hub), se correttamente organizzate e messe in rete con le strutture satellite (spoke) sul territorio, possono diventare il cardine di una medicina di prossimità funzionale e accessibile a tutti. Tuttavia, per rendere questo sistema efficace, serve un ospedale nuovo, unico e d’eccellenza, in grado di supportare l’intera rete assistenziale. È una visione ambiziosa, ma realizzabile. Se non coglieremo questa opportunità, rischiamo di compromettere il futuro della sanità locale, con conseguenze gravissime per cittadini e operatori.
Quali sono, a suo avviso, i passi fondamentali per costruire il futuro della sanità della provincia?
Occorrono scelte coraggiose e una responsabilità condivisa tra istituzioni, professionisti e cittadini. Serve un dialogo costruttivo e una chiara progettualità, guidata da una visione di lungo termine che ponga al centro la qualità dei servizi e l’equità nell’accesso alle cure. La nostra provincia ha bisogno di infrastrutture moderne, di investimenti in risorse umane e di un modello organizzativo capace di rispondere alle esigenze di un territorio complesso come il nostro. Come diceva Eleanor Roosevelt: «Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni». È fondamentale sognare, ma con concretezza: abbiamo il dovere di trasformare queste visioni in realtà, per garantire un sistema sanitario solido e giusto per le generazioni future.
Qual è il suo messaggio finale per chi ha condiviso con lei questo percorso?
Vorrei ringraziare, innanzitutto, il Consiglio Direttivo che mi ha supportato in questi anni con professionalità e dedizione. Un grazie speciale va al personale di segreteria, il cui lavoro silenzioso ma fondamentale ha consentito all’Ordine di operare con efficienza e vicinanza ai colleghi. Infine, il mio ringraziamento va ai medici e agli odontoiatri che, con il loro impegno quotidiano, sono l’anima pulsante della nostra professione. Al dott. Maurizio Borzumati auguro un cammino ricco di successi e soddisfazioni: la sua guida sarà determinante per affrontare le sfide future e rafforzare il ruolo dell’Ordine come punto di riferimento per la sanità provinciale.
Come sintetizzerebbe il bilancio del suo mandato e la sua visione per il futuro?
Lascio la Presidenza con un sentimento di soddisfazione per quanto è stato realizzato e con la determinazione di continuare a lavorare per il bene della sanità locale. Il bilancio di questi anni è positivo, ma non definitivo: la strada da percorrere è ancora lunga e richiede l’impegno di tutti. Il futuro del nostro sistema sanitario passa attraverso coraggio, visione e unità d’intenti. È una sfida che non finisce qui, perché il mio impegno continuerà, con la stessa passione e lo stesso senso di responsabilità che mi hanno guidato fino ad oggi.