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ferrari lorenzo beura

BEURA CARDEZZA -01-01-2025 -- È diventato Cavaliere della Repubblica grazie alla Polenta di Beura. Lorenzo Ferrari, classe 1948, beurese d.o.c., accetta la battuta sorridendo: è fra i 3 Ossolani insigniti il 18 dicembre a Verbania del Cavalierato. La motivazione del riconoscimento ufficiale fa riferimento proprio alla creazione di questo prodotto tipico e al suo benefico influsso sul rilancio dell’attività agricola in Ossola, ma anche al fatto che Ferrari è Presidente da più di 15 anni del Gruppo ossolano “Diego Zoppis” dell’Associazione Marinai d’Italia. Aggiungiamo che è tutt’ora impegnato nella Parrocchia di San Giorgio a Beura. Ha cominciato a lavorare appena sedicenne, a metà anni ’60, come aiuto manovale saldatore alla Traversi di Villadossola. «Partivamo in macchina da qui il lunedì mattina, io e altri di Beura e tornavamo il sabato sera. Il cantiere era a Paderno Dugnano, presso la Tonolli; lavori di carpenteria.» Dopo qualche mese è stato assunto come operaio generico alla Pietro Maria Ceretti di Villadossola. Due anni di servizio militare in Marina, poi di nuovo alla Ceretti; intanto, come “dopolavoro” ha cominciato a fare l’assicuratore. «Mi sono venuti a cercare – spiega – Dopo un po’ ho capito che si poteva vivere anche lavorando fuori dalla fabbrica, così ho lasciato la Ceretti.» Prima “Alleanza Assicurazioni”, poi “Lavoro & Sicurtà” di Villadossola; era ispettore di produzione, coordinava alcuni giovani procacciatori di polizze. Nel 1983 ha rilevato l’agenzia domese della Toro Assicurazioni, che ha gestito fino al 2007, anno del pensionamento. Gli è subentrato il figlio Maurizio; lui ha continuato a dargli una mano per un paio d’anni in quella che, nel frattempo, è diventata “Generali – Toro” ed ha aperto un ufficio anche in val Vigezzo.
Nel 2013 l’Amministrazione comunale, allora già guidata da Davide Carigi, ha proposto all’Associazione Produttori Agricoli Ossolani l’idea di rivitalizzare la coltivazione di granturco e la produzione di polenta. Il perito agrario Antonello Bergamaschi ha fornito le competenze tecniche necessarie; Marilena Panziera, membro di A.P.A.O. e dipendente della Comunità Montana Valle Ossola, ha coordinato il lavoro nella fase iniziale, per i primi due anni. Il terreno da coltivare l’ha fornito Ferrari insieme ai suoi cugini Anna Maria, Alberto e Pinuccio Fantone; più di 4 ettari in una zona soprannominata “Abissinia”, a nord di Beura, vicino all’argine del Toce, in gran parte giacente nel territorio di Domodossola. Nasceva la società “Mulino San Giorgio”, dal nome del Patrono di Beura. «Allora mandavamo il mais a Gandino, in Valtellina, per farlo macinare; il mio socio, Mirko Dell’Orsi, aveva un vecchio mulino ed ha fornito il macchinario che ci ha resi indipendenti». Nel 2016 – 17 alla coltivazione di mais, che allora era arrivata a produrre 300 quintali, si è affiancata quella delle patate. «Per la semina e la raccolta veniva Davide Scaglia, da Cuzzago – ricorda Ferrari – Coltivava patate da anni e aveva l’attrezzatura necessaria. Per la semina del mais ci rivolgevamo all’impresa Baccaglio, di Villadossola. Per la distribuzione del prodotto abbiamo contattato “Ossola Salumi”, “Castagna Formaggi” di Ornavasso, “Global Pesca” di Gravellona Toce, la Conad di Crevoladossola.» Ma la polenta di Beura negli anni è arrivata fino in Calabria e, addirittura, a New York; i numerosi domesi di origine calabrese e meridionale in genere hanno cominciato a portare pacchi di prodotto tipico nei loro paesi natali, a darli ai familiari; in questo modo è arrivata anche oltre oceano. «È stata servita nel rinomato ristorante “La Francescana” di Massimo Bottura e al “Macellaio Pazzo”, a Modena» ricorda Ferrari. Al 2020 risale l’acquisto di una mietitrebbia: prima, racconta il neo Cavaliere, doveva arrivare tutte le volte dal novarese, con disagi e ritardi nella lavorazione. Nel 2021 – 22 Ferrari è costretto da problemi di salute e di età ad abbandonare la società “Mulino San Giorgio”, il progetto Polenta di Beura e soprattutto la coltivazione del campo in “Abissinia”, cui partecipava direttamente. «Era la mia vita – dice – Ma d'altronde, il mio socio, Dell’Orsi e la sua compagna, Veronica Bertolini, hanno 10 e 20 anni meno di me; sono loro il futuro, non io».

Mauro Zuccari