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VERBANIA - 03-01-2024 -- L’impianto aveva l’autorizzazione scaduta, non era omologato per quel tipo di trasporto, difettava di dispositivi di sicurezza e non c’erano le condizioni per manovrarlo a mano. Sono queste le conclusioni alle quali è giunto il sostituto procuratore di Verbania Nicola Mezzina, che ha ha notificato in questi giorni agli interessati l’avviso di chiusura indagini per la morte, la scorsa estate, della 41enne trentina Margherita Lega, precipitata dalla teleferica in Val Anzasca. Omicidio colposo in concorso è il capo di imputazione contestato a tre persone: l’operatore che manualmente azionò la teleferica, il presidente dell’associazione che gestisce l’ecovillaggio meta della donna e della famiglia, il titolare dell’impianto.

Con il marito e i tre figli piccoli, Lega aveva raggiunto l’Ossola il 4 luglio scorso per trascorrere alcuni giorni di vacanza nella struttura dell’alpe Drocala, a 940 metri di altezza. Si trovava a valle, nel piazzale punto di arrivo del “palorcio”, un tipico impianto di teleferica utilizzato per il trasporto del legname, autorizzato – ma con la licenza scaduta il 31 dicembre 2023 e non rinnovata – solo per trasportare legname, non cose, né persone. L’operatore della teleferica, che si trovava a monte, voleva trasportare in basso gli effetti personali di una famiglia che aveva appena finito la vacanza, per evitarle di portare gli zaini lungo il ripido sentiero sino al parcheggio dell’auto. Guardò in basso in direzione dell’altro capo del filo d’acciaio e, non scorgendo nessuno, richiamò a sé il carrello. Ad esso la 41enne rimase agganciata e, aggrappata alla struttura per qualche decina di metri dopo che aveva perso il contatto dei piedi a terra, mollò la presa precipitando nel bosco e perdendo la vita sul colpo.