VERBANIA – 21.07.2016 – La prima parola,
e in alcuni casi anche l’ultima, sarà scritta domani. Alle 11 in tribunale a Verbania il giudice dell’udienza preliminare Elena Ceriotti si esprimerà sull’inchiesta che la Guardia di Finanza ha condotto sulle “timbrature facili” dei dipendenti regionali distaccati a Villa San Remigio. Nella rete delle Fiamme Gialle, messe in moto nel 2013 da una segnalazione, sono finiti in cinque. Per Delia Gagliardi, Dino Caretti, Daniela Sana, Maria Grazia Bacchetta e Claudio Suman la Procura chiede il rinvio a giudizio per truffa ai danni dello Stato, con la Regione che s’è costituita parte civile (tranne che per Gagliardi, a causa dell’assenza della procura speciale per l’avvocato in aula nell’ultima udienza) e vuole un risarcimento sia per la cifra ottenuta illegittimamente, sia per il danno d’immagine. Con loro, come indagata, c’è una sesta persona, la congiunta di una di loro che avrebbe timbrato in un’occasione per il parente.
Le indagini, effettuate anche con telecamere nascoste, pedinamenti e l’uso del gps, hanno rivelato che, pur avendo timbrato, i dipendenti s’assentavano dal luogo di lavoro, a volte anche per commissioni personali.
Dopo due udienze preliminari e alcuni problemi burocratici per le notifiche, il gup domani deciderà anche sui riti alternativi. Mentre Sana e Suman hanno manifestato l’intenzione di andare al dibattimento in aula, Caretti e Gagliardi (oggi pensionati) hanno scelto il patteggiamento. Il primo ha concordato 10 mesi con la sospensione e la non menzione, la seconda un anno e 4 mesi. Bacchetta ha chiesto di essere ammessa alla “messa alla prova”, cioè a un percorso di riabilitazione che estinguerà il reato. Per la sesta persone coinvolta viene chiesto, con rito abbreviato, l’assoluzione per la scarda rilevanza dell’importo già risarcito o la lieve tenuità.