VERBANIA - 12-01-2025 -- Il documento l’ha firmato come responsabile sanità della segreteria nazionale del Movimento sociale – Fiamma Tricolore, ma il messaggio che Giorgio Tigano, consigliere comunale di Verbania con delega alla “Riqualificazione dell’ospedale Castelli e alla sanità territoriale”, manda alla Regione è un chiaro segnale politico. No all’ospedale unico è la sintesi, risposta alle indiscrezioni che circolano da giorni di una possibile revisione del piano di edilizia sanitaria che la giunta Cirio, sul finire della scorsa legislatura, ha approvato stabilendo di rinunciare a ospedale unico, ospedali hub e succursali, annunciando 200 milioni di euro di investimenti per la riqualificazione di “Castelli” e “San Biagio”.
Si torna all’ospedale unico? - si domanda Tigano che, confermando di non poter dare una valutazione su quanto non ancora pubblicato, affida a tutti due riflessioni politiche. La prima è che un ospedale unico per 160.000 abitanti è giustificato dai numeri ma “non tiene conto della peculiarità della provincia Vco con aree montane, popolazione sparsa e seri problemi di viabilità e trasporti”. “Si dovrebbe spiegare la diversità di offerta dei servizi sanitari rispetto alla contigua provincia di Novara. Con una popolazione di 360.000 abitanti e senza particolari problemi di viabilità sono operativi un ospedale di secondo livello a Novara e uno di primo livello a Borgomanero con rispettivo Dea a soli 30 chilometri – scrive –. Pur riconoscendo la necessità di queste due strutture, appare stridente la diversità di offerta sanitaria rispetto ai residenti del Verbano-Cusio-Ossola che come ‘figli di un Dio minore’ subirebbero i disagi derivanti da un unico Nosocomio come punto di riferimento”.
La seconda è sulla sanità territoriale. “Come si fa a decidere sulla sostituzione dei due ospedali operanti quando la situazione della assistenza territoriale del Vco è allo sbando? Domodossola e Verbania garantiscono nei loro presidi la quasi totalità delle prestazioni ambulatoriali che sul territorio non esistono se non in ambito privato. Non si può decidere il numero di ospedali prima ancora di realizzare una rete territoriale adeguata (poliambulatori specialistici, Pronti Soccorso strategicamente dislocati, attività diagnostica ecc.)”.
Il consigliere comunale fa un appunto anche alla posizione assunta dall’Ordine dei medici del Vco, attraverso una raccolta firme tra i professionisti pro ospedale unico. “l’hanno sottoscritta in 130 su oltre 1.000 iscritti. Una percentuale del 13% non è certo rappresentativa della intera classe medica locale”.