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Sophia Loren 21 Allan Warren

DOMODOSSOLA – 14-1-2025 -- Sophia Loren, l’icona del cinema, fu anche lei vittima della “Nevicata del Secolo” del gennaio 1985. Sul Corriere della Sera del 17 gennaio di 40 anni fa pubblicò il resoconto di quella esperienza vissuta su un treno accelerato da Domodossola a Milano.” Racconto un’avventura che è cominciata alle ore 7 del mattino di martedì 15 gennaio all'aeroporto di Ginevra. Dovevo prendere il volo per Milano, ma mi hanno subito avvertito che sarebbe stato difficile partire. Aspetto un po': «Si sieda, signora — mi dicono — l'avvisiamo noi quando è ora». Ma l'ora non è mai venuta. Alle 9 il mio aereo è ufficialmente annullato, a Milano non si atterra. Prendo subito il biglietto del treno, con una macchina mi precipito alla stazione, mi siedo nel vagone di prima classe, sicura che alle 15 sarei arrivata alla stazione Centrale. Si ritarda un po' la partenza, ma neanche tanto: alle 11 sono in moto. Nessuna notizia, il tempo passa. Poi arriva una ragazza di Domodossola che va a Milano per subire un intervento chirurgico, è già giustamente nervosa di suo, non vorrebbe aggravare la sua situazione emotiva. Subito dopo entra un'altra signora, molto colta, molto brillante (saranno loro a farmi compagnia e a darmi aiuto, fino alla fine dell'avventura, grazie), è una professoressa di neurologia. Che si fa? «Perché non torniamo a Ginevra?» dice qualcuno. Io sto zitta, non vorrei tornare, ma incomincio ad avere fame, freddo e una certa angoscia. Un addetto al vagone ristorante finalmente confida che il treno non ripartirà. Intanto vedo arrivare una locomotiva che sembra uscita dal Dottor Zivago», tutta un ghiacciolo, non so come facessero a guidarla sotto la neve. Sale gente. Mi guardano, mi osservano. Ma come, è lei, proprio lei, cosa fa qui sola? Non so cosa importasse agli altri sapere cosa facevo lì, e la storia era lunga. Firmo qualche autografo. Poi un ferroviere mi viene vicino e dice: «Lo vede quel trenino li?». E fa segno a un punto lontano, in stazione. «Ecco, oggi parte soltanto quello. Se lo vuol prendere, e arrivare a Milano, scenda e si affretti», afferma, e non si sbaglia. Tutti giù, con bagagli, la corsa sulla neve, meno male che le due signore mi aiutano. Quando arriviamo davanti a quel trenino sono proprio loro a dirmi: «Signora Loren, c'è solo la seconda classe». Che ci vuol fare, dico, pazienza, va bene così, l'importante è salire. E così prendo questo treno che farà tutte le fermate, è un accelerato che si riempie sempre di più ad ogni fermata e sempre di più sono volti stupiti che mi guardano: che cosa ci farà lì la Loren? Finalmente alle 20.15 arrivo a Milano, dove oggi sembra di andare sulle montagne russe. Erano anni che non viaggiavo da sola. Ora non posso dire di essermi divertita, ma di avere riscoperto una dimensione diversa di cordialità con la gente, sì, questo lo posso dire, e con una certa allegria. Osservi le persone, con questo tipo di solidarietà improvvisata ma sincera, mi ricorda i tempi di guerra. Non tutta la neve viene per nuocere, mi basterebbe ora poter ripartire.”

Maurizio Robberto

Foto via Wikipedia, Sophia Loren nel 1986