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VERBANIA - 18-1-2025 -- Le chiese si svuotano, ma il teatro si riempie. Ed il libro di Aldo Cazzullo "Il dio dei nostri padri. Il grande romanzo della Bibbia", dal quale è tratto lo spettacolo messo in scena con Mani Ovadia e la musicista di Giovanna Famulari, da mesi vola in cima alle classifiche dei libri più venduti. Dunque non è un caso che al Maggiore, venerdì sera, lo spettacolo abbia registrato il sold out.
Questa "autobiografia di Dio", così Cazzullo ha definito la Bibbia nel confermare implicitamente l'opinione che il libro sacro sia stato ispirato direttamente dall'Onnipotente, ha trovato a Verbania un pubblico attento e partecipe, che ben ha reagito alla lunghezza dello spettacolo (almeno due ore), alla scomodità dei seggiolini del teatro (che meriterebbe da sola uno sconto fedeltà) e ad alcuni momenti un po' troppo lenti, quelli nei quali la lettura del Testo biblico s'è soffermata abbastanza a lungo. In compenso la straordinaria voce di Moni Ovadia nella lettura attoriale e soprattutto nell'eseguire salmi, canti ebraici e canzoni contemporanee (coinvolgente il gran finale con Hallelujah di Leonard Cohen accompagnata dal pubblico); le riflessioni e le digressioni, sempre gradevoli, chiare, profonde di Aldo Cazzullo; gli interventi musicali della Famulari e le immagini di sottofondo che, come didascalie hanno accompagnato l'intero spettacolo, hanno spezzato e dato ritmo alla necessaria, ma rischiosa, sobrietà dello spettacolo.
Dalla Creazione a Sodoma e Gomorra, da Adamo ed Eva all’Arca di Noè, da Abramo, per passare a Mosè e giungere alla profezia di Isaia che lascia intravedere l’arrivo di Gesù Cristo. Le tappe del viaggio all'interno del racconto alla base della nostra civiltà, un "romanzo" del quale i cattolici italiani, osservanti o no che siano, generalmente ben poco conoscono. Così al Maggiore è andata in scena una lezione. E seppure il palcoscenico non dovrebbe mai essere il luogo deputato, in questo Paese di credenti sufficientamente ignoranti quando il tema sono Bibbia e dintorni sono teatro, cinema e tv a farsi troppo spesso maestri. Mosè? Un Burt Lancaster di 3500 anni fa.
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