VERBANIA - 20-01-2025 -- Alla fine ha deciso la Procura generale di Torino che, accolte le doglianze della difesa e sentite le giustificazioni della Procura di Verbania, ha avocato a sé il fascicolo e chiesto l’archiviazione. Nella querelle al calor bianco che, tra il 2023 e il 2024, ha visto il sindaco di Verbania Silvia Marchionini e la sua giunta schierati contro l’allora segretaria generale Antonella Mollia, c’è anche un altro procedimento penale. È quello per falso aperto dopo la denuncia del primo cittadino. L’indagata è Mollia, accusata da Marchionini di aver fatto apporre, a sua insaputa, la firma al decreto che la nominava responsabile antiriclaggio. Un decreto che non sarebbe stato condiviso tra le due e che la dirigente avrebbe indotto altri a firmare fraudolentemente – perché, materialmente, la chiavetta elettronica era in mano alla segreteria del sindaco.
Non si tratta di un fatto secondario, anzi. Questo presunto falso è uno dei motivi, tra i principali, che hanno portato la giunta di Verbania a revocare l’incarico alla segretaria generale, che contro quell’atto ha avviato una causa di lavoro.
La Procura di Verbania nei suoi confronti ha aperto un fascicolo per il reato di falso ideologico in atto pubblico, intestato al procuratore capo, Olimpia Bossi. L’indagata ne è venuta a conoscenza mesi dopo, chiedendo lo stato dei procedimenti in cui è coinvolta (come denunciante o come indagata). Allora, tramite il suo avvocato, ha inoltrato più richieste –non accolte– di essere interrogata per chiarire la sua versione, cioè che nulla era vero e che, non solo non aveva apposto lei la firma, ma che nemmeno aveva detto di farla alle impiegate della segreteria. E, dopo che sono trascorsi i tempi di indagine dettati dalla riforma Cartabia (dodici mesi, sei ordinari più sei di proroga), compresi i cosiddetti tre mesi di riflessione lasciati per decidere se procedere o meno, s’è rivolta a Torino.
Il 18 ottobre 2024 Giancarlo Avenati Bassi, avvocato generale di corte d’Appello a Torino, ha firmato il decreto di avocazione, il numero 3 del 2024 in Piemonte e Valle d’Aosta, trattenendo a sé l’indagine che poi ha avviato verso l’archiviazione, non rilevando la sussistenza del reato. Nel suo provvedimento precisa che, alla richiesta di chiarimenti inoltrata a Verbania, il titolare del fascicolo ha risposto spiegando che i fatti dovrebbero essere valutati congiuntamente con quelli (per i quali i termini di indagine non sono ancora scaduti, a carico di Marchionini (stalking) e del suo assessore Patrich Rabaini (diffamazione aggravata), denunciati entrambi dall’ex segretaria generale.
La Procura generale, tuttavia, ha rilevato che i procedimenti indicati non sono stati riuniti e che “il fatto ipotizzato a carico di Mollia (il falso, ndr) ha un suo contenuto fenomenico preciso e che la valutazione complessiva degli atti non sembra poter comprimere il diritto dell’indagato ad avere una decisione in tempi brevi sulla sussistenza o meno”. Insomma: l’indagine è andata fuori tempo massimo.
Tra le carte del fascicolo principale, peraltro, emerge un’altra vicenda di firme apposte da altri e contestate. È quella denunciata da Mollia che, a casa in mutua, si vide firmataria della pubblicazione all’albo pretorio della delibera di giunta che rivedeva la pianta organica, spezzando in due il settore Finanze e Tributi. Nel disconoscere la firma, scrisse agli uffici segnalando che anche la sottoscrizione del suo sostituto in giunta, il collega di Stresa, non era regolare come egli le aveva riferito. Sentito dai carabinieri, quest’ultimo ha riferito di essere intervenuto all’ultimo minuto, in sostituzione e in videoconferenza, di non aver mai visto gli atti, e di aver detto agli uffici di attendere a pubblicare fin quando non avesse letto le carte e dato il proprio benestare, concludendo di aver chiesto che fosse tolta la firma, che tuttora è presente sugli atti.
Su questo episodio non risulta aperta un’indagine.