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Frana rosa 3d

MACUGNAGA - 22-1-2025 -- Arpa Piemonte ha pubblicato i risultati dello studio effettuato sulla frana staccatasi dalla parete est del Monte Rosa il 26 dicembre scorso. L'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente conferma che la causa dell'imponente movimento è provocata dal degradi del permafrost dovuto alle alte temperature.
L'importante crollo roccioso si è verificato a 200 metri a nord-ovest del Colle delle Locce, lungo la cresta spartiacque con la Valsesia. L'evento ha lasciato un ampio squarcio sul versante, con un deposito grigio-marrone ben visibile sulla copertura nevosa.

Grazie ai materiali foto/video raccolti da guide alpine, Vigili del Fuoco e Soccorso Alpino, ARPA Piemonte ha elaborato un modello 3D fotogrammetrico dettagliato. Le analisi hanno rivelato dimensioni significative: la nicchia misura 175 metri di lunghezza, 100 di larghezza, con una profondità media di 20 metri (punte fino a 50), per un volume totale di circa 350.000 metri cubi di roccia.

La frana ha percorso 2,2 chilometri con un dislivello di 1.100 metri, attraversando il ghiacciaio Settentrionale delle Locce e raggiungendo il lago omonimo. L'accumulo principale, visibile presso il lago, si estende per circa 500 metri di lunghezza e 150-200 di larghezza, penetrando per 20 metri nel bacino lacustre.

Il fenomeno, rileva Arpa, non è isolato: nel dicembre 2015 una frana simile si era verificata sotto la Punta Tre Amici nella stessa area. La causa principale è legata alla significativa riduzione della copertura glaciale - il ghiacciaio ha perso circa 20 metri di spessore dal 2010 - e alla conseguente degradazione del permafrost. L'assenza della protezione glaciale ha permesso al calore estivo di penetrare più in profondità, accelerando la fusione del ghiaccio nelle fratture rocciose.

La conclusione dell'agenzia regionale per l'ambiente è che l'evento si inserisce in un contesto di crescente instabilità dell'intera conca del Monte Rosa, dove la rapida riduzione della copertura glaciale sta liberando estese aree di roccia e detrito, innescando vari processi di instabilità tipici degli ambienti glaciali e periglaciali.