CANNOBIO - 4-2-2025 -- La casa della salute di Cannobio in questo 2025 compirà dieci anni. Nacque nel dicembre del 2015 dalla buona volontà di medici, comuni e cittadini sulla scorta di quanto realizzato da quel piccolo gruppo di dottori che avevano costruito un'esperienza di "Centro medico" nel 2004, evolvendo nel tempo in una vera e propria casa della salute, con una molteplicità di servizi e la partecipazione attiva della comunità stessa. Oggi che il riordino della sanità locale parte proprio dalla medicina territoriale, con l'intento di rendere sostenibile ed efficace il sistema sanitario complessivo, la struttura di Cannobio non solo spicca come modello da prendere ad esempio, ma si candida a diventare una delle Case della comunità "spoke". Nell'ambito della riorganizzazione del sistema sanitario locale, alle tre case della salute "hub", ovvero quelle di Domodossola, Verbania e Omegna, si dovranno infatti affiancare una serie di strutture "satellite" che i cittadini potranno trovare "sotto casa". Tra queste prevedibilmente ci sarà la struttura di Cannobio, che affronta questo anno del decennale con dati che parlano da soli: 6.225 prelievi effettuati; 2.308 medicazioni; 104 elettrocardiogrammi; 158 terapie intramuscolari ed endovenose; 120 visite di primo soccorso. Per un totale di 10.482 prestazioni sanitarie e un totale di 52.746 accessi.
Qual è il segreto della casa della salute di Cannobio? "La Comunità e il personale", risponde il dottor Antonio Lillo, che del centro di Cannobio è stato tra i fondatori ed è un po' l'anima di questi luoghi: "I risultati di quest'anno arrivano nonostante le difficoltà come il pensionamento del dottor Zaccheo, per cui ora siamo solo tre medici di medicina generale, cui si aggiunge il supporto prezioso della dottoressa Gabbani, che segue i pazienti rimasti senza medici curanti, approssimativamente un migliaio. In realtà le difficoltà non sono mai mancate - aggiunge Lillo -, ma se siamo riusciti sempre a rispondere alle esigenze delle persone è grazie alle nostre tre infermiere, alle 4 impiegate di segreteria e soprattutto grazie alla gente dell'alto lago nel suo complesso, che ha sempre considerato questo centro medico come un suo patrimonio. Ed è questo, è un patrimonio della Comunità che è riuscita a mettere su un modello di welfare di comunità".
Centomila euro annui dalla convezione con l'ASL per i servizi effettuati, su un bilancio di 250mila euro circa. Questi i dati puramente numerici, che nascono da contributi dei comuni dell'unione dei comuni, dei contributi dei singoli medici alle spese, dalle donazioni di privati e dalle iniziative che durante l'anno aggregano i cannobiesi proprio a sostegno del centro medico. E quella della gente non è una gratitudine mal riposta: tutti ricordano il ruolo del centro medico quando, in occasione delle frane sulla statale, il paese è rimasto semi-isolato; o le 8mila vaccinazioni effettuate sotto la "tenda blu" nei mesi della pandemia.
Eppure con la riorganizzazione sanitaria in atto, anche per Cannobio potrebbe rappresentare un nuovo inizio. Le recenti viste dell'assessore alla sanità Federico Riboldi e la richiesta all'ASL del sindaco Gianmaria Minazzi di "rivedere" i termini economici della convenzione, fanno presagire che il ruolo di centro "spoke" sia pressoché acquisito anche se al momento manca da definire un tassello non proprio secondario: il modello gestionale e partecipativo che sarà adottato. In sintesi, l'aspetto economico. Ma chiudiamo con un'ultima domanda, perchè la realtà di Cannobio può essere lo specchio per tante altre realtà del VCO, dai piccoli centri montani, alle realtà del lago. Cannobio è davvero un modello esportabile o dobbiamo considerarlo un caso unico? "Questione di volontà - conclude il dottor Lillo - Ed il primo sforzo di volontà è proprio degli enti locali, ai quali tocca spingere e contribuire concretamente per un determinato sviluppo"