STRESA - 15-02-2025 -- Il dubbio di un conflitto di interessi nel più “ricco contratto d’appalto della storia recente di Stresa” compatta le minoranze e sbarra la strada all’ingresso in Consiglio comunale dell’ultimo dei possibili membri della maggioranza che amministra Stresa.
Ieri sera nell’assemblea municipale della Perla del Lago Maggiore è andata in scena un’altra puntata dello psicodramma politico dell’Amministrazione che fa capo a Marcella Severino. L’addio, quasi contemporaneo, dell’assessore a Bilancio e Urbanistica Carlo Gasparro (dimessasi) e del capogruppo Gianmarco Bazzi (ora in minoranza), unita alla rinuncia di ben tre candidati tra i non eletti, ha mostrato il clima di scollamento nella compagine che dal 2020 siede a Palazzo di Città. Che, per poter governare nei numeri, non può fare a meno della surroga di Fiorenzo Ridolfi, il meno votato di quattro anni e mezzo fa, l’ultimo superstite di Progetto Comune, secondo tutti i gruppi di minoranza porta appresso un potenziale conflitto di interessi che potrebbe renderlo incompatibile con l’incarico che si appresta a prendere. È per questo che, compatti, hanno votato no alla surroga e, con 6 voti, hanno bloccato la maggioranza, che ne conta altrettanti (sindaco compreso).
La votazione, il cui esito Severino -apparsa molto innervosita- non ha nemmeno annunciato chiudendo immediatamente la seduta, è giunta dopo mezzora di vivace dibattito.
Il clima è stato teso sin dall’inizio, con l’intervento in apertura del segretario comunale Giovanni Boggi che ha suscitato le proteste delle minoranze. “Su indicazione della prefettura” e con “la raccomandazione per evitare poi successivi interventi da parte della prefettura”, ha specificato il funzionario, dicendo che il voto di surroga è “un atto dovuto, dove non c’è discrezionalità politica”. “Il consigliere comunale è libero di votare quello che vuole perché eletto dai cittadini e nessuno, né il prefetto, può dire che cosa fare” – ha replicato in tono fermo Canio Di Milia di Grande Stresa, che poi ha esposto i dubbi sull’incompatibilità di Ridolfi, funzionario di Enel-X, società che nel 2023 ha ottenuto un contratto d’appalto Consip da quasi tre milioni di euro per nove anni “e altri due affidamenti diretti – ha sottolineato Di Milia (Boggi è anche responsabile della prevenzione della corruzione e trasparenza, ndr) – per l’illuminazione artistica dell’Isola Pescatori e per il lungolago, quando dovrebbe valere il principio di rotazione...”. L’ex sindaco e candidato sconfitto nel 2020 ha rimarcato l’apporto di Ridolfi -la cui professionalità nel settore era stata vanta in campagna elettorale- al contratto, tanto da essere presente alla conferenza stampa di presentazione.
Per quanto riferito da fonti interne al Comune, in effetti il funzionario di Enel-X avrebbe avuto un ruolo attivo nell’elaborazione della pratica Consip, come dimostrerebbe una corrispondenza elettronica che lo ha come destinatario delle comunicazioni Comune-azienda.
Per fugare ogni dubbio, annunciando voto contrario, Di Milia ha anche fatto mettere a verbale la richiesta al segretario comunale di chiedere un parere all’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione.
Di analogo tono l’intervento dell’altro consigliere di minoranza, Andrea Fasola Ardizzoia, che ha votato contro insieme agli altri colleghi.
Il sindaco, al contrario, ha ribadito la piena regolarità dell’appalto a Enel-X e la totale insussistenza di ogni incompatibilità di Ridolfi, sottolineando la piena trasparenza della sua azione amministrativa.
Il testo unico degli enti locali prevede che la surroga, salvo contestazioni di incompatibilità, sia davvero un atto dovuto. La parola passa ora alla prefettura che, verosimilmente, diffiderà sindaco e consiglieri comunali a votare quell’atto, a meno che i dubbi di incompatibilità non diventino una contestazione di incompatibilità, come previsto dall’articolo 69 del Testo unico degli locali.