VERBANIA - 21-02-2025 -- L’eccezione è stata respinta e il capo di imputazione confermato: il processo va avanti. Il giudice non ha accolto la richiesta della difesa dell’imprenditore a giudizio con l’accusa di lesioni colpose per l’infortunio sul lavoro accaduto al dipendente di una ditta esterna, della quale s’era avvalso.
Nel giugno del 2022 s’era reso necessario effettuare lavori di manutenzione a un macchinario che trasporta e vaglia rifiuti ferrosi e il titolare dell’attività s’era rivolto a un’impresa terza, affidandole il lavoro che era stato incaricato di svolgere un 53enne originario del Marocco, dipendente della società appaltatrice. Questi si era recato sul posto per pulirlo, operazione che richiede di accedere al piano di carico, rialzato di un paio di metri da terra. Per raggiungerlo, così come gli era stato indicato, utilizzò una scala fornita dal proprietario del vaglio, che poggiò su una lastra di metallo. Una posizione precaria per un’operazione non prevista nel documento di valutazione del rischio che, difatti, ebbe conseguenze nefaste e per la quale la Procura di Verbania, esperite le indagini sull’infortunio, ha deciso di perseguire soltanto l’appaltatore, cioè il datore di lavoro e titolare dell’azienda di rifiuti. La difesa dell’imputato sostiene che il capo di imputazione è errato e che non si può contestare al suo cliente un reato – le lesioni colpose, per le gravi lesioni riportate dall’operaio alla colonna vertebrale – in concorso con altri soggetti se questi non vengono chiamati in causa come correi.
Basandosi su questo ragionamento e aderendo alla nuova norma che, introdotta dalla riforma Cartabia, dà facoltà al giudice di chiedere al pm, pena lo stop al processo e il ritorno alla fase di chiusura indagini, di modificare il capo di imputazione. Una richiesta disattesa, che non blocca il procedimento.