VERBANIA - 04-03-2025 -- L’associazione era costituita e valida e, a quell’atto di acquisto davanti al notaio, il vescovo si presentò con una legittima delega, non commettendo alcun falso in atto pubblico. Viene dallo stesso pm che aveva condotto le indagini, Sveva De Liguoro, la richiesta di assoluzione per il 53enne romano che a fine 2019 aveva intenzione di aprire un monastero ortodosso a Borgomezzavalle. In Valle Antrona il sedicente religioso era arrivato seguendo le cronache nazionali e la propaganda delle case in vendita a un euro per combattere lo spopolamento montano. Aveva adocchiato un immobile e diversi terreni che, dopo aver trattato, acquistò a dicembre del 2019 con un atto notarile rogato a Verbania.
Successivamente emerse, su segnalazione della Digos – che indagò sul vescovo, che aveva alle spalle precedenti penali – girata alla Squadra Mobile di Verbania, che il Monastero ortodosso di San Michele Arcangelo, associazione costituita a Roma, fosse stata originata da persone inesistenti. Solo due, il leader religioso e un anziano, erano persone fisiche reali: gli altri nomi dei fondatori, erano fittizi. Da questa circostanza è partita l’indagine per falso in atto pubblico che, alla luce delle testimonianze raccolte in aula e dai documenti prodotti dalla difesa, ha visto il pm propendere per la tesi dell’insussistenza del falso, quantomeno di fronte al notaio. Richiesta di assoluzione è giunta anche dalla difesa. Il giudice ha rinviato per repliche e sentenza.