VERBANIA - 11-03-2025 -- Con l’audizione di Alfredo Scaccia, effettuata a distanza per via telematica stamane dal gip Mauro D’Urso, si sono conclusi gli interrogatori di garanzia delle tre persone arrestate venerdì nel Lazio dalla Guardia di finanza di Verbania per una vicenda penale nata nel Vco. Alfredo Scaccia, 62 anni, già presidente del Frosinone calcio e imprenditore, è avvocato stabilito, professione che esercita con il figlio quarantenne Gabriele. Entrambi avrebbero – questa è l’ipotesi accusatoria – corrotto un sessantenne luogotenente dei carabinieri in servizio al comando provinciale di Frosinone affinché egli, dietro pagamento, fornisse loro informazioni riservate utili nei procedimenti penali nei quali sono difensori o che li vedono coinvolti come indagati. Accesso abusivo a sistema informatico, corruzione e rivelazione di segreto istruttorio sono le contestazioni mosse, per le quali il gip D’Urso ha ritenuto disporre tre ordinanze di custodia cautelare, di cui una in carcere. Dalla casa circondariale di Frosinone Alfredo Scaccia oggi s’è collegato col Tribunale di Verbania. Ha parlato, rispondendo alle domande e fornendo la propria versione dei fatti, così come ieri avevano fatto il figlio e il militare.
A pesare, nei suoi confronti, tanto da motivare il provvedimento restrittivo per il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove, ci sono anche i video che, nelle scorse settimane, il legale ha pubblicato su Youtube, nei quali esprimeva pesanti accuse e ingiurie nei confronti dei sostituti procuratori di Verbania Fabrizio Argentieri e Sveva De Liguoro, che seguono le indagini.
Indagini nate in Ossola quando i due professionisti ciociari assumono la difesa di un imprenditore del settore della distribuzione di idrocarburi accusato di emissione di false fatturazioni, evasione fiscale e, poi, di reati di bancarotta nei quali i due vengono coinvolti. Le intercettazioni telefoniche e l’acquisizione dei dispositivi mobili – smartphone e memorie dei pc – rivelano i contatti con il carabiniere, volti secondo l’accusa a fornire a pagamento (da qui l’ipotesi di corruzione) informazioni sulle indagini e sulle controparti coinvolte. Sarebbero un centinaio, tra il 2023 e il 2024, gli accessi al sistema delle forze dell’ordine effettuati, dei quali vi sarebbe prova nelle conversazioni tra gli indagati.