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PORTO vB

VERBANIA - 21-03-2025 -- A dodici anni dall’affondamento e a dieci dalla revoca della concessione, si delinea il contenzioso tra il comune di Verbania e il gestore del porto turistico di Pallanza. L’ultima parola, definitiva salvo che il Comune non ricorra al Consiglio di Stato, l’ha scritta nelle scorse settimane il Tar Piemonte. La seconda sezione ha accolto il ricorso dell’European nautic service, la società che si occupava della struttura portuale che affondò, trascinando a picco numerose imbarcazioni, tra il 10 e l’11 ottobre 2013. Oggetto del contendere era il valore delle opere a terra (bar, ristorante e uffici) che, con la caducazione della concessione avvenuta nel 2015 – due anni prima della naturale scadenza –, Ens aveva perso dovendo restituire i beni che potevano essere fonte di reddito poiché, al contrario di moli e pontili, erano ancora utilizzabili. Sulla base di questo presupposto i giudici del Tar hanno incaricato un commercialista di periziare il valore degli ammortamenti residui che, compresa la rivalutazione monetaria del periodo che va dal 2015 al 2025, porta la somma del risarcimento a poco meno di 38.000 euro. A questa vanno aggiunte anche le spese del consulente (1.500 euro, di cui mille già anticipate) e legali della controparte (2.000) che il Tar ha messo a carico dell’ente pubblico che, per chiudere la pratica, sborserà all’incirca 40.000 euro.

Realizzato nei primi anni Duemila con fondi regionali, il porto è stato gestito in una prima fase da Vco Trasporti e poi, dopo gara pubblica, affidato a European nautic service. Il 10 ottobre, in una giornata di vento forte, affondò. Da allora, escluse responsabilità penali - i periti hanno stabilito che l’incidente è stato causato da errori progettuali e mancata manutenzione e non da condizioni meteo estreme –, sono state avviate e definite diverse cause civili per il risarcimento dei danni subiti dai proprietari delle imbarcazioni. Da dodici anni il porto è inservibile ma, poiché a contratto in corso il gestore aveva ampliato l’area a terra degli uffici insediando un ristorante affidato a terzi con affitto del ramo d’azienda, la fine anticipata della concessione gli ha cagionato un danno. Il Comune, nel frattempo, il ristorante l’ha affidato con diversa concessione, incassando i canoni che tuttora percepisce.

Al di là dell’epilogo della vicenda del vecchio porto affondato, resta aperta quella del nuovo porto da ricostruire, per il quale dal 2015 un privato s’è fatto promotore di una concessione demaniale migliorativa che, assegnata, non decolla perché non si definiscono gli ingenti finanziamenti necessari ad avviare i lavori.