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VERBANIA - 21-03-2025 -- I fatti sono gli stessi, gli imputati quasi, le contestazioni differenti. Porta la data del 17 marzo e la firma del sostituto Laura Carrera (il procuratore Olimpia Bossi, nel frattempo, è stata trasferita a Milano) sul nuovo avviso di conclusione indagini che la Procura di Verbania ha notificato agli imputati per il disastro della funivia del Mottarone. È l’atto che segue la decisione del gup Rosa Maria Fornelli di invitare l’accusa a riformulare i capi di imputazione, omettendo ogni riferimento alla violazione delle norme sulla sicurezza negli ambienti di lavoro. È il primo passo verso la seconda udienza preliminare, che si aprirà nei prossimi mesi e che farà entrare nel vivo il procedimento penale che deve accertare le responsabilità di quanto accaduto il 23 maggio 2021.

Il quadro generale e il contesto dell’incidente, che costò la vita a quattordici persone e che lasciò gravi lesioni all’unico sopravvissuto non è mutato. L’esito dell’incidente probatorio condotto dal gup Annalisa Palomba ha sviscerato, nel confronto tra le parti e i consulenti tecnici, le ragioni per le quali la cabina numero 3, in prossimità della vetta del Mottarone, dopo che la fune traente si spezzò a causa dell’usura (era irrimediabilmente compromessa all’altezza della testa fusa), scivolò sino al primo traliccio e, non trattenuta dai freni di emergenza manualmente disattivati dal caposervizio, precipitò nel vuoto schiantandosi, con tutti i passeggeri a bordo, nel bosco. Di quindici che erano, tredici morirono sul colpo, uno – un bambino – spirò in ospedale la sera e un altro, coetaneo, sopravvisse. Quell’incidente fu dovuto, secondo i periti, principalmente per l’inserimento dei “forchettoni” che bloccarono i freni, e poi per le carenti manutenzioni e verifiche periodiche, molte delle quali omesse, alcune falsificate.

Nella nuova formulazione delle accuse escono di scena tre soggetti. Sono cadute le accuse verso le due società, Leitner e Ferrovie del Mottarone e, per la prima, anche quelle al presidente del consiglio di amministrazione Anton Seeber.

Gli imputati restano cinque, accusati a vario titolo di attentato alla sicurezza dei trasporti, omicidio colposo plurimo, lesioni personali colpose, delitti colposi di danno, falso ideologico.

Le posizioni più gravi sono quelle di Gabriele Tadini, il caposervizio reo confesso, che ha ammesso di aver disattivato i freni per via dei problemi che si erano verificati nei periodi precedenti il disastro; e di Enrico Perocchio, il direttore di esercizio chiamato a vigilare sullo stato di efficienza dell’impianto. A loro sono contestate tutte le accuse. Il ruolo di Perocchio chiama in causa anche Leitner, la multinazionale altoatesina che, da capofila del progetto di ammodernamento dell’impianto concluso nel 2017, s’era sfilata cedendo la gestione a Ferrovie del Mottarone, ma conservando un contratto di manutenzione all inclusive che comprendeva anche la figura del direttore d’esercizio. Perocchio risulta, infatti, inquadrato come dipendente Leitner all’interno del dipartimento di customer service (assistenza ai clienti). Questo rapporto è alla base della contestazione del delitto colposo di danno, che raggiunge anche Peter Rabanser (dirigente del customer service) e l’ad di Leitner, Martin Leitner che, secondo il pm Carrera, dovevano vigilare.

Perocchio, Tadini e Luigi Nerini, socio unico e amministratore unico di Ferrovie del Mottarone, devono rispondere anche di attentati alla sicurezza dei trasporti. I primi due pure del falso in atto pubblico per l’alterazione dei registri delle manutenzioni.

Con la chiusura indagini gli imputati hanno la facoltà di produrre prove e memorie e di chiedere di essere interrogati. Dopodiché si ripartirà dall’udienza preliminare, che non è escluso preveda riti alternativi e giunga a una verità processuale, seppur parziale, in tempi relativamente brevi.