MONTEBELLUNA – 02.08.2016 – Il terremoto,
non del tutto inatteso, scuote ancora una volta Veneto Banca. Dalla mattinata di oggi la Guardia di finanza sta portando a termine una serie di atti disposti dal gip di Roma nei confronti di 14 persone coinvolte a vario titolo nelle vicende di Veneto Banca. Il più eclatante è il mandato di arresto (ai domiciliari) notificato a Vincenzo Consoli, l’ex direttore generale e amministratore delegato di Montebelluna, l’uomo sotto la cui guida l’ex popolare veneta è diventato, a forza di acquisizioni, uno dei primi venti gruppi bancari italiani. A lui sono stati sequestrati titoli e beni per 45 milioni di euro. Gli indagati sono in totale 14.
Su Veneto Banca indaga ormai da quasi due anni la Procura di Roma. E s’è concentrata sulle cosiddette operazioni “baciate”, cioè sui prestiti concessi a correntisti e soci per l’acquisto di azioni dell’istituto con le quali puntellare il capitale sociale e mantenere nella soglia di legge gli indici di patrimonializzazione. “A volte ciò sarebbe avvenuto anche mediante l’arruolamento di compiacenti investitori, disponibili ad intestarsi temporaneamente ingenti quote di obbligazioni subordinate – scrive la Finanza in una nota stampa –, sollevando la banca dall’onere di detrarne il controvalore dal patrimonio di vigilanza, come invece prescritto dalla Banca d’Italia. Anche in tali casi si trattava, in pratica, di veri e propri ‘parcheggi’ temporanei di titoli che, in realtà, rientravano nella titolarità dell’emittente, Veneto Banca”.
L’effetto era, secondo gli inquirenti, quello di offrire all’esterno l’immagine di una solidità patrimoniale dell’istituto ben maggiore di quella effettiva, per ingannare risparmiatori e azionisti rafforzando fraudolentemente l’immagine della banca e la fiducia nei suoi amministratori.
Quindi mentre all’esterno la banca appariva solida, il suo capitale era minato e, con l’effetto delle supervalutazioni delle azioni, chi acquistava a prezzi vicini ai 40 euro per azione in realtà acquistava azioni di minor valore.