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STRESA - 13-04-2025 -- La surroga non passa, il Consiglio resta incompleto, la maggioranza è senza numeri e Stresa rischia il commissariamento. Parte dalla fine, dalla disattesa diffida della prefettura al sindaco Marcella Severino di procedere con la surroga della dimissionaria (dal 31 gennaio) Carla Gasparro, il racconto di una convulsa serata stresiana. Ieri sera, per la seconda volta dopo il 14 febbraio, la votazione s’è chiusa in parità: 6 favorevoli e 6 contrari, un esito che non permette di approvare l’ingresso nell’assemblea municipale di Fiorendo Ridolfi, quarto dei non eletti, ultimo tra coloro che possono subentrare in una maggioranza a pezzi. Poiché con la diffida del 28 marzo, la prefettura aveva detto che se la surroga non si fosse fatta entro 20 giorni (quindi entro il 17 aprile), si sarebbe aperta la procedura di scioglimento del Consiglio comunale, non resta che attendere Villa Taranto. Il termine cade il giovedì della settimana di Pasqua. Il giovedì santo, in coena domini, celebrazione dell’ultima cena di Gesù coi suoi apostoli che, per la maggioranza stresiana, suona quasi come una cupa metafora: che quella di ieri sera sia stata l’ultima del mandato Severino?

Raccontato l’epilogo, andando a ritroso nella cronaca del Consiglio, il termine giusto per definirla è: bagarre. Dopo che il giorno prima la seduta era saltata perché la segreteria aveva sbagliato l’invio telematico delle convocazioni (a una casella esistente per uno, a una di posta ordinaria per l’altro), la convocazione è slittata alle 21 di ieri in prima seduta e alle 22 in seconda seduta. Alle 21 in aula c’erano solo i consiglieri di minoranza. Anche il sindaco – un fatto inaudito, hanno commentato dall’opposizione – se n’è andata facendo mancare il numero legale. Forse l’ha fatto perché, e s’è scoperto ieri, pensava fosse assente Gianmarco Bazzi, ex capogruppo di maggioranza in rotta con l’Amministrazione, che per essere presente ha anticipato il volo di rientro da una vacanza all’estero per la quale era partito la scorsa settimana, ignaro che si sarebbe tenuto il Consiglio.

Con Bazzi presente i numeri si sono riequilibrati e quando, alle 22, s’è trattato di discutere dell’eventuale incompatibilità di Ridolfi, il sindaco su richiesta del segretario comunale Giovanni Boggi, ha deciso che la discussione sarebbe avvenuta a porte chiuse, come prevede il regolamento nel caso in cui si trattino “valutazioni tali da incidere sul diritto alla riservatezza di persone o gruppi”. Anche se il tema era l’ingerenza nell’attività pubblica di Ridolfi per il ruolo da dipendente di una società privata assegnataria di un contratto con l’ente, e che sarebbe stato interesse dei cittadini, per trasparenza, ascoltare il contenuto, s’è scelto di mandare fuori il pubblico e di staccare la diretta streaming.

All’interno s’è consumata una discussione che pare sia stata spigolosa e che ha visto i consiglieri di minoranza votare compattamente no alla surroga di Ridolfi, accusato di aver dichiarato il falso nelle sue comunicazioni sui rapporti col Comune per l’appalto dell’illuminazione pubblica. È stata depositata agli atti la copia di una e-mail che smentisce tali dichiarazioni (di cui scriviamo in altro articolo) e la cui valutazione è stata rimessa a sindaco e segretario comunale, al quale è stato chiesto di allegarla al verbale.