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VERBANIA - 23-04-2025 -- Un’estate per trovare un accordo sui risarcimenti. S’è aperta con un rinvio, accordato dal gup Rosa Maria Fornelli alle parti, l’udienza preliminare del processo per l’omicidio colposo di Margherita Lega, la 41enne insegnante trentina che il 4 luglio del 202 morì precipitando nel vuoto da una teleferica in Valle Anzasca. A giudizio per quell’incidente ci sono Franco Baldacci, l’operare del palorcio che, azionando a monte il meccanismo senza accorgersi a valle della presenza della donna, le agganciò i vestiti e la trascinò nel vuoto fintanto che non perse la presa e cadde da un'altezza di cento metri; Marco Bertaglia, il presidente dell’associazione Comunità rigenerative che gestisce l’ecovillaggio presso il quale la vittima, con il marito e due figli piccoli, si stava recando all’alpe Drocala, a Calasca Castiglione; e Damiano Brega, il titolare della concessione della teleferica, scaduta da qualche mese.

Secondo il sostituto procuratore Nicola Mezzina, la morte fu provocata dal concorso della loro negligenza e dalla mancata adozione, non solo delle autorizzazioni all’uso dell’impianto, ma anche delle misure a protezione delle persone.

La famiglia Lega ha manifestato l’intenzione di costituirsi parte civile – marito, figli, ma anche i genitori –, mentre le difese hanno chiesto un rinvio per poter proporre un risarcimento. Individuare e reperire una cifra che possa permettere agli imputati di evitare la costituzione delle parti civili, non è operazione semplice, innanzitutto perché non esiste un’assicurazione specifica per quell’impianto e, poi, perché sul piano meramente economico, il danno patito da chi ha perso una moglie, una mamma e una figlia – peraltro sotto i propri occhi, in un evento tragico e traumatico – è assai rilevante.

Ci sarà tempo per discuterne sino al 10 settembre, data fissata dal gup per la prossima udienza.