VERBANIA - 10-05-2025 -- Agiva come se fosse commercialista, ma in realtà non lo era: non ne aveva il titolo. S’è chiuso con una condanna il procedimento penale a carico di Simona Sassi, consulente aziendale e persona molto conosciuta in città per il suo ruolo nel volontariato, come presidente dell’Avis di Verbania dal 2017 al 2025 (oggi è vicepresidente dopo le recenti elezioni).
A denunciarla fu, nel 2021, la titolare di una gelateria che, dopo la presentazione della dichiarazione dei redditi, si trovò a pagare un salasso di tasse. Andò da un altro commercialista per una verifica e questi evidenziò errori nel calcolo dell’imponibile (non erano stati conteggiati i canoni di affitto) ma, soprattutto, scoprì che Sassi non era commercialista. Le dichiarazioni fiscali e ogni comunicazione telematica, in effetti, erano state effettuate da un professionista abilitato, un commercialista di Perugia con cui la Duesse consulting di Simona Sassi aveva un accordo. Ma, ha sostenuto in denuncia l’artigiana, a sua insaputa.
L’indagine della Guardia di finanza ha portato all’emissione di un decreto penale di condanna per esercizio abusivo della professione di commercialista, alla quale l’imputata s’è opposta. È iniziato un lungo procedimento penale che ha visto la difesa (avvocati Bruno Stefanetti e Maria Grazia Medali) battagliare con l’accusa sostenuta dal pm Anna Maria Rossi e con la parte civile, costituita parte offesa, secondo cui vi erano altre circostanze sospette, come il mancato pagamento di F24 per i quali la titolare dell’impresa avrebbe consegnato i soldi in contanti alla consulente, che non avrebbe proceduto. Questi fatti, non contestati nel capo di imputazione, seppur ribaditi anche in sede di conclusioni e di repliche dalle parti offese, non hanno portato all’apertura di un ulteriore procedimento penale.
Né il giudice Beatrice Alesci, nel pronunciare sentenza di condanna, ha accolto la richiesta dell’accusa di trasmettere gli atti per falsa testimonianza nei confronti dei clienti della Duesse consulting che, in aula, hanno detto – già sentiti dalle Fiamme Gialle in fase di indagine – di essere a conoscenza che Sassi non fosse commercialista e che erano a conoscenza che della loro contabilità si occupava il professionista perugino, anch’egli sentito nel corso del dibattimento.
Il giudice ha condannato l’imputata a sette mesi e 6.800 euro di multa, con la sospensione condizionale della pena subordinata al pagamento di una provvisionale – il risarcimento è rimesso in sede civile – di 5.000 euro alla parte offesa, cui sono stati riconosciute anche 3.500 euro di spese legali. Tra le pene accessorie anche l’obbligo della pubblicazione della sentenza sul quotidiano locale.
