
TORINO- 12-05-2025 -- La Federazione Regionale Ordine dei medici ha chiesto un incontro con l'assessore Regionale Riboldi che ha accettato.
«Abbiamo chiesto all’assessore regionale alla sanità un incontro per discutere di una serie di tematiche che abbiamo affrontato nel corso delle recenti riunioni della Federazione regionale degli ordini dei medici. La risposta è stata positiva e ora attendiamo che venga fissata la data»: è il dott. Federico D’Andrea (nella foto) presidente dell’Ordine novarese e della Federazione regionale ad ricordare le tematiche che saranno all’ordine del giorno dell’incontro in assessorato.
«In particolare – afferma D’Andrea - chiederemo di essere sostenuti in quella che si può definire come una battaglia culturale. Che vi sia una carenza di medici all’interno del Servizio sanitario nazionale è sotto gli occhi di tutti, soprattutto per alcune specialità: è una questione di appeal, i medici preferiscono il privato o addirittura se ne vanno all’estero pur di non essere dipendenti pubblici. Bisogna quindi avviare un’operazione di promozione della professione, da un lato, e dall’altro renderla appetibile anche dal punto di vista economico».
Ma non si tratta solo di una questione economica: a disamorare i professionisti (compresi i medici di medicina generale) è il costante aumento dell’impegno burocratico, che occupa molto tempo a scapito della professione. Inoltre, l’ambiente lavorativo non è più quello di un tempo: i medici direttamente a contatto con i pazienti e i loro parenti sono sottoposti a rischi continui di minacce e aggressioni.
«Non bisogna nascondere la gravità della situazione – aggiunge D’Andrea – Il Servizio sanitario nazionale, un tempo vanto italiano e punto di riferimento mondiale, rischia di implodere e aumenterà quella parte della popolazione che non riesce ad accedere alle cure. Alla Regione chiederemo di approntare una serie di iniziative per ridurre le liste d’attesa, cosa che non si può immaginare semplicemente chiedendo ai sanitari di lavorare il sabato e la domenica: un palliativo che non risolve nulla».
