VERBANIA - 14-05-2025 -- Se l’è cavata con poco e, anche se non eviterà il carcere, avrà una pena contenuta il sessantasettenne milanese che lo scorso marzo fu arrestato dalla Guardia di finanza a Intra mentre recapitava al domicilio di un artigiano un chilogrammo di cocaina. Le Fiamme Gialle lo fermarono e gli trovarono addosso una rilevante quantità di droga mentre l’amico che doveva ricevere lo stupefacente aveva con sé un’ingente somma di denaro contante: 20.000 euro. Arrestato e condotto davanti al giudice che l’ha sottoposto alla misura dei domiciliari a Cesano Boscone, suo luogo di residenza, non ha voluto chiarire le circostanze di quella consegna, tanto che al processo per direttissima tenuto oggi, ha scelto di accedere al rito abbreviato.
Rispetto all’accusa originale, tuttavia, il pm Sveva De Liguoro ha chiesto la riqualificazione e, anziché contestare il primo comma della legge sulla droga (quello relativo alle cosiddette droghe pesanti, che prevede pene tra 6 e 20 anni), ha optato per il quinto comma (entità lieve dello spaccio), facendo scendere la richiesta di condanna, che il vpo Chiara Radica ha quantificato in un anno, sei mesi e 3.000 euro di multa, considerando la recidiva specifica e la riduzione per il rito.
La difesa ha chiesto le attenuanti generiche ammettendo che il ruolo dell’imputato era il “cavallo” dello spaccio, ma sfumando la sua partecipazione nella cessione della droga.
Il giudice l’ha infine condannato a un anno e otto mesi, molto meno dei sei che rischiava se fosse stata tenuta in maggior conto la qualità e la quantità dello stupefacente sequestrato.
